INTERVISTA/Marco Ferradini, dal coronavirus impariamo a rispettare l’ambiente
(di Daniele Rossignoli) “Mi auguro che questa esperienza ci insegni a rispettare di più l’ambiente e quindi a cambiare modo di vivere in meglio”, dalla sua abitazione in Brianza, Marco Ferradini sta vivendo la sua quarantena, approfittando per comporre, scrivere testi, ma sempre con attenzione a quanto sta accadendo nel mondo ed in particolare nel nostro Paese. Intervistato da IlMohicano, Ferradini non nasconde la sua preoccupazione per come ne uscirà l’Italia: “economicamente sarà un disastro -sottolinea- ma io confido nella forza degli italiani che, nonostante sia un popolo che non si ama, sempre diviso, dove ognuno pensa solo a se stesso, nei momenti di grande bisogno tira fuori le palle”.
“Spero in un risveglio. Fondamentalmente non crediamo in noi stessi -osserva- permettiamo agli altri di fare razzie delle nostre creatività e i nostri governanti non sono all’altezza di difenderci fino in fondo. Tutti ritengono che la globalizzazione sia una cosa bella ma in realtà è una fregatura perchè ci espone ad una frammentazione e una fragilità di fronte all’arroganza delle grandi multinazionali. Abbiamo inquinato e distrutto tutto per il profitto. Bisognerebbe tornare indietro e avere un rapporto più armonioso con il mondo. Spero che questa epidemia serva almeno a farci cambiare rotta. Se questo virus ha avuto successo -sottolinea- lo deve anche all’inquinamento”.
“Mai come in questo momento devo ringraziare la musica perchè mi permette di avere quel canale preferenziale grazie al quale puoi viaggiare in tutto il mondo. Scrivo e compongo come un matto -spiega Ferradini- e do una mano a mia figlia Marta, che uscirà fra poco con un suo singolo. Siamo in fermento totale e costretto a stare in casa mi sorprendo a scrivere meglio”.
Dopo aver pubblicato a novembre il suo ultimo album, ‘L’uva e il vino’, Ferradini è uscito in questi giorni con il video di ‘Lombardia’, brano dedicato alla sua terra e più che mai attuale: “in realtà -spiega- questa canzone è stata scritta almeno dieci anni fa, se non di più, ma non è mai stata pubblicata. E’ un ricordo che avevo nel cassetto e tutte le volte che la cantavo mi emozionava. E’ un omaggio romantico, dove descrivo la mia terra come la vedevo io negli anni ’60, quando sono venuto a Milano da Como, dove sono nato. Ho vissuto quel periodo particolare girando per le strade, respirando un’aria diversa da quella attuale. Milano era anche brutta, grigia, molto triste -prosegue- ma provocava in me, comunque, delle emozioni, a volte malinconiche ma ugualmente piacevoli”.
“Ho cercato di trasformare quel mondo in una specie di poesia. Un omaggio al mio sentire, alle mie esperienze fatte in quegli anni. E’ un mondo romantico lo so -prosegue- ma è il mio mondo e questa terra mi rappresenta anche se poi la mia regione è stata stuprata, diventando una regione traino dell’economia dove nessuno ha guardato in faccia alla sua natura”.
“Io sono nato con i Beatles, in un mondo romantico ma positivo, dove la musica permetteva alla gente di sognare, dove la felicità non era esclusa. La musica dei giovani di adesso -osserva Ferradini- rispecchia il nulla dell’attualità, è un continuo piangersi addosso senza avere e senza dare prospettive. Sembra quasi che questa musica abbia anticipato l’attuale periodo buio che stiamo vivendo. Tutti a dire che va tutto male -sottolinea- e infatti sta andando tutto male. Per me essere giovane significa essere pieno di vita, pieno di voglia di fare. La musica di oggi dei giovani è invece negativa”.
Forse però, secondo il cantautore, non è tutta colpa dei giovani che, a suo dire “non hanno la possibilità di esprimersi al meglio. Da noi la musica è considerata un passatempo. I locali dove una volta noi potevamo suonare sono spariti. La mia gioventù era fatta di piccoli locali, anche di cantine, dove ci si trovava e si poteva fare musica. Dove vanno i nostri giovani a suonare?”, si chiede Ferradini che lancia una proposta: “togliere le tasse a quei locali che offrono la possibilità ai giovani di potersi esibire”.