La Pop Art americana in mostra da M45, lo spazio di Marco Bertoli e Angelo Enrico

Last Updated: 30 Settembre 2024By Tags: , ,

ArteMilano

‘American Pop Art: Warhol, Lichtenstein, Indiana, Haring‘: è il titolo della mostra che dall’11 ottobre al 29 novembre si terrà la mostra presso lo studio di Marco Bertoli e Angelo Enrico, M45, in via Manzoni 45 a Milano. Visitabile previo appuntamento, è curata dall’art advisor Marco Bertoli e dal Gallerista Angelo Enrico, con la collaborazione di Federica Moro. Dopo il successo della mostra dello scorso anno ‘Andy Warhol, A Private View’, la nuova esposizione approfondisce la conoscenza della Pop Art Americana, movimento capace di incarnare e descrivere la rivoluzione visuale che è intervenuta nella percezione del mondo occidentale e consumistico a partire dal dopoguerra. In esposizione opere di Warhol, Lichtenstein, Indiana e Haring che raccontano lo sviluppo della Pop Art, partendo dagli anni Sessanta.

ANDY WARHOL

“La mostra si inserisce in un percorso iniziato lo scorso anno con l’esposizione dedicata a Andy Warhol, che si è tenuta sempre presso M45.Lo spettatore potrà ammirare opere di Lichtenstein, Indiana, Haring, oltre che del già citato Andy Warhol, in un viaggio artistico, che parte dagli anni Sessanta e arriva fino agli anni Ottanta” commenta Marco Bertoli, curatore della mostra e titolare di M45.

L’opera: “Mickey Mouse”, Andy Warhol, anni ’80

FRAMMENTI DAL MONDO DEI MASS MEDIA

I frammenti provenienti dal mondo dei mass media che, prima hanno costituito materiale per gli assemblage New Dada di Jasper Johns e di Robert Rauschenberg, sono divenuti nella Pop Art materiale per Andy Warhol, presente alla mostra con l’iconico ritratto di Marilyn, la notissima “Campbell’s Soup“, il ritratto di Mao, oltre a “Mickey Mouse“, della serie Myths dedicata dall’artista ai “soggetti mitologici” tipicamente americani.

L’opera: “Shipboard Girl”, Roy Lichtenstein, 1965

ROY LICHTENSTEIN

La mostra prosegue con diverse serigrafie di Roy Lichtenstein, tra cui ‘Shipboard Girl’ del 1965 e la più tarda ‘Woman in Bath” in cui l’artista interrompe la continuità temporale del fumetto e ne preleva un dettaglio, significativo dal punto di vista della forma, non del racconto. L’immagine prelevata viene riproposta in una scala inconsueta, ingigantita, tanto da porre in risalto il retino tipografico, il  ben – day che diventerà la cifra stilistica dell’artista.

Il percorso espositivo si arricchisce con “Love” del 1966, un grande arazzo di Robert Indiana e un’opera diventata negli anni una vera e propria icona della Pop Art. Suggestionato dalla segnaletica stradale, dai numeri, dalle insegne dei negozi, dai cartelloni pubblicitari e dai loghi commerciali, il vocabolario di Indiana allude a un processo di spoliazione del linguaggio che punta all’essenzialità stilistica, un approccio formale e concettuale in cui ogni lettera diviene immagine e ogni parola si trasforma in scultura o pittura.

L’opera: “Pop Shop VI”, Keith Haring, 1989

KEITH HARING

Un vocabolario iconico e riconoscibilissimo caratterizza anche il linguaggio di Keith Haring, presente all’interno della mostra con diverse serigrafie, tra cui ‘Pop Shop VI’ del 1989, in cui Haring rappresenta una delle sue figure più distintive. La figura innaturale al centro della composizione è formata da tre corpi simili a quelli umani, due torsi con teste e braccia che si agitano e sembrano crescere dalla vita della figura principale, creano un’immagine surreale. L’artista americano crea un linguaggio in grado di fondere significato ed estetica, caratterizzato da un sistema di segni grafici, linee, forme e figure, un peculiare vocabolario visivo che è diventato una sorta di alfabeto universale.

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