Il Lago dei Cigni liberato dal pregiudizio alla Royal Albert Hall

Danza

Mentre il principe Sigfrido festeggia il suo compleanno, sessanta donne cigno si rincorrono ai bordi del lago in attesa che la luna restituisca loro le sembianze umane negate da un maleficio. I tutù e le piumette bianche svolazzano all’unisono mentre Odette, che alla prima dell’English National Ballet, è interpretata da Sangeun Lee, svetta. Lei è la prescelta. Il Lago dei Cigni alla Royal Albert Hall è uno spettacolo che gira intorno ad un palcoscenico rotondo. Il pubblico è posizionato più in alto e la scena circolare concede  il  privilegio di una immagine frontale da qualsiasi posizione. La prospettiva prende per mano la platea che rincorre i cigni con il piglio del cattivo Rothbart che ha ali spiumate, scure e grandi abbastanza per inghiottire i sogni d’amore del principe e della sua fragile eroina.

English national Ballet, Swan Lake in the round ©Laurent Liotardo

Le ballerine senza taglia

Ma il punto di osservazione straordinario e la potenza dei 100 ballerini messi in scena per un Lago dei Cigni che rispetta la tradizione, nei costumi e nella trama originale, non sono l’unica meraviglia offerta da questo spettacolo. Odette, sì, lei è esile e longilinea così come le ballerine hanno da sempre abituato il pubblico ad essere; ma tra le altre 60 anime in tutù che volteggiano sulle punte e si accasciano come gocce a comporre la riva del lago immaginario di Londra, ci sono ragazze che indossano tutte le forme. Alte, piccoline, minute e tornite, cosce ossute così come muscolose e abbondanti rispetto ai canoni che il balletto classico ha sempre richiesto, condannando generazioni di bambine ai sacrifici, alla rinuncia e body-shaming.

Alla Royal Albert Hall, il National Ballet inglese non guarda alla tradizione ma si concentra sulla sostanza. I volteggi, le piroette sono interpretati da ballerine che svettano sulle punte con orgoglio e capacità e poco conta se la punta del piede non è perfetta come veniva richiesto in altre epoche o se le curve del loro corpo riempiono il tutù oltre la taglia 38.

Sono tutte orgogliosamente interpreti di una storia, dove il colore della pelle e le forme sono dettagli che contribuiscono a rendere vivo un palco oro e acquamarina, pieno di brividi e tormento per un sortilegio, per un amore negato, per il desiderio di sbocciare sotto i raggi del sole esattamente per ciò che si è.

English national Ballet, Swan Lake in the round ©Laurent Liotardo

La danza senza pregiudizi fisici

Il cattivo è forte e censore e corre e imbroglia. Tingendo tutta la scena di tetro porterà avanti la figlia che impersona il cigno nero, ma che non trionferà.  Nella lotta tra il bene ed il male vince anche il diritto ad essere il brutto anatroccolo che diventa cigno davanti agli occhi del pubblico senza doversi trasformare in ciò che non è e che probabilmente non diventerà.

Perché va bene anche così, perchè non è un brutto anatroccolo se impara la grazia ed i passi di un cigno e con quelli potrà ballare sulle punte con tutte le sue “imperfezioni”; o meglio, quelle caratteristiche uniche che una volta venivano etichettate come tali. Tutto è ingrandito nell’abbondanza di un balletto che fu creato a Londra nel 1997 e oggi viene riproposto da Derek Deane con un pas-de-trois che si moltiplica e diventa pas-de-douze, otto cigni anziché quattro in un crescendo di ritmo ed intensità. Forse il momento più forte e coinvolgente dei tre atti. Il pubblico lo apprezza, Odette ha i tratti orientali così come nel corpo di ballo ci sono ragazzi che portano indosso i colori e la fisicità di tutto il mondo, ma senza motivare alcun giudizio.

Sangeun Lee and Gareth-Haw, Swan Lake in the round ©Laurent Liotardo

Il lieto fine di Odette e di chi sogna il balletto

Tchaikovsky aveva composto queste musiche pensando alle emozioni ed al dramma;  oggi il lieto fine chiude la scena con l’abbraccio di Sigfrido e della sua Odette, che non muore, ma rinasce confortata dall’amore del suo principe. Il suo corpo di cigno è liberato dalla stregoneria così come quello di altre sessanta, vestite di bianco, che celebrano danzando con la grazia lieve della sostanza priva del pregiudizio della forma.

 

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