All’asta i ricordi di Freddy Mercury. È giusto?

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(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)

Quattro ore e mezza battenti per superare record, accontentare fan da tutto il mondo e lasciare l’amaro in bocca ai compagni di sempre.

A Londra, nella prestigiosa casa d’aste Sotheby’s, il patrimonio di ricordi, appunti, oggetti personali e memorabilia di Freddy Mercury è andato venduto nella prima di sei sessioni che concederanno alle brame del mondo ciò che finora era stato gelosamente custodito nella residenza Garden Lodge di Kensington.

Mary Austin, fidanzata, poi amica ed erede dell’artista, ha deciso di separarsene (monetizzandolo profumatamente) e di ridistribuire nel mondo, chissà dove e chissà a chi, una parte significativa del patrimonio. Ma qualcuno l’ha presa male.

Nei giorni immediatamente precedenti la prima asta di mercoledì 6 settembre, Brian May, sul suo profilo Instagram, ha chiaramente espresso il suo disappunto spiegando ai follower che non avrebbe assistito all’evento per nessun motivo. Il chitarrista dei Queen non ha usato mezzi termini, troppo triste per lui vedere assegnati ricordi così intimi e personali di Freddie sotto i colpi di un martello che designerà il miglior offerente disperdendo quel patrimonio per sempre. “Non posso guardare – ha scritto – per noi, i suoi più cari amici e famiglia, è troppo triste”.

E questo è il punto più controverso di questa decisione giunta a 32 anni dalla scomparsa del cantante. Un’asta, nello specifico questa asta, che ha visto arrivare più di 19mila offerte online da tutto il mondo, consegnerà a privati cittadini, collezionisti, magari fan incalliti, le 15 pagine di appunti dove è stata scritto il testo di Bohemian Rapsody vergato a mano e corretto a matita e recante una nota a riprova che il titolo pensato in origine doveva essere Mongolian Rapsody. Non solo questo, via verso destinazioni ignote e bacheche private anche i gioielli e i costumi di scena che splendevano sul palco infiammato dalla voce di Mercury. La conseguenza inevitabile che ha generato il disappunto è la sottrazione al beneficio collettivo di un patrimonio che per moltissimi dovrebbe invece restare nella disponibilità di tutti, di tutti coloro che vogliono poterlo ammirare per sognare, rimpiangere o trovare ispirazione nel solco di un artista raro e indimenticato.

A rafforzare questa tesi, un dato empirico. Prima di questo momento, i 1.400 pezzi messi all’asta erano stati esposti al pubblico nella mostra “A World of His Own” passata da New York, a Los Angeles e poi Hong Kong per chiudere il tour a Londra dove 140mila persone si sono pazientemente messe in fila, con attese di ore, in un mese di pellegrinaggio che ha portato in Bond Street la prova inconfutabile dell’interesse per il tema. Forse la dimostrazione che un museo dedicato a Freddy Mercury sarebbe stata la soluzione più condivisa e di sicuro successo.

Ma questa è stata solo la parentesi di un comminato definitivo. I compratori che hanno speso in tutto 12,2 milioni di Sterline, circa 14,2 milioni di Euro e hanno chiamato da 61 paesi, sono e restano segreti fino a loro diversa disposizione, così come vuole la regola delle aste e solo in futuro si saprà se tra di loro figura qualche fondazione o galleria che poi deciderà di esporre al pubblico il pezzo agguantato da Sotheby’s.

Ad onor del vero, chi, a dispetto del sentire diffuso tra la band e molti fan, ha invece sostenuto la decisione di vendere è stato l’amico Elton John. In una lettera aperta ha espresso commozione e incoraggiamento per la scelta considerando anche che all’asta è finito un suo regalo a Mercury. Il ricavato di questo colpo di martello, insieme a quello di altri cinque oggetti designati, sarà devoluto alla sua organizzazione di beneficenza che si occupa di malati di Aids.

Scrive l’autore di Candle in the Wind: “Freddie mi manca, era un amico meraviglioso, pieno d’amore, più di chiunque altro io abbia mai conosciuto, così come era un artista brillante la cui musica ha ispirato ed emozionato milioni di persone.” I due, ricorda Elton John, avevano la comune passione del collezionismo e si scambiavano molti regali, compreso quello finito da Sotheby’s con la sua benedizione.

Si tratta di un anello di Cartier con onice e diamante che era stato quotato tra le 4mila e le 6mila Sterline ma è stato battuto a 70 volte quel valore per 273mila. Naturalmente il pezzo forte dell’asta era rappresentato dal pianoforte Yamaha Baby Grand, del 1973, sul quale Freddie aveva poggiato anima e dita per comporre capolavori come Bohemian Rapsody, Don’t Stop Me Now e Somebody to Love che è stato assegnato ad un compratore collegato on line per 1 milione e 700mila Sterline. Essendo l’oggetto più ambito dell’intero vendita, Mary Austin aveva deciso di offrirlo senza riserve. Il risultato è stato che, sebbene le aspettative fossero un pò più alte, il piano ha comunque battuto il record per il più costoso strumento musicale di un compositore mai venduto all’asta prima d’ora. A proposito, il manoscritto del testo di Bohemian Rapsody (datato intorno al 1974) se lo è aggiudicato un misterioso compratore on line per 1 milione e 379 mila Sterline, ovvero 1 milione e 600mila Euro; con buona pace degli scontenti.

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