Tensione e liti dietro la stesura del libro di Harry, Spare
(dalla nostra corrispondennte da Londra, Antonella Zangaro)
Il premio Pulizer, J. R. Moehringer, ha vuotato il sacco. Il ghostwriter del principe Harry ha confessato al The New Yorker che scrivere quelle 416 pagine (tante sono nella versione inglese del libro Spare) insieme è stato difficile, faticoso e che ad un certo punto ha persino pensato di mollare. Secondo quanto emerso dalle sue rivelazioni, Harry sarebbe ossessionato dal fatto che le gente ha sempre “sminuito le sue capacità intellettive”; insomma si è sempre sentito considerato poco intelligente. Il libro, secondo Moehringer, autore di successo anche della biografia di Andrè Agassi, Open, nelle intenzioni del duca di Sussex sarebbe dovuto servire principalmente a ridargli una reputazione e a dimostrare il suo vero valore. Trovare e selezionare aneddoti e un filo conduttore in grado di raggiungere l’obiettivo è stato un lavoro durato circa due anni iniziato nel 2020 via zoom. Due anni di montagne russe…
Il cavillo che ha acceso le più forti tensioni tra i due, al punto da arrivare quasi alla rottura dopo una accesa discussione avvenuta alle 2 di notte, è stata l’insistenza ossessiva di Harry nel voler aggiungere un episodio avvenuto durante un addestramento militare. E naturalmente era coinvolta ed offesa la memoria di Lady Diana. I fatti: Harry sarebbe stato protagonista di una estenuante simulazione di cattura da parte di finti terroristi, durante la quale avrebbe subito percosse e che sarebbe poi culminata con delle offese verbali nelle quali ci si riferiva a sua madre. L’ostinazione di Harry voleva che l’episodio fosse citato a tutti i costi nel libro nonostante l’esperto scrittore giudicasse il fatto irrilevante ed insensato.
La discussione si stava ormai protraendo da mesi e la notte indicata nella sua ultima rivelazione è quella in cui ha toccato l’apice, al punto da spingere Moehringer ad alzare la voce e ad urlare in faccia al principe. “Visto da fuori – ha confessato – mi sono sentito addirittura stranito, in fondo stavo alzando la voce contro un principe”, ma evidentemente si era superato il limite.
A quel punto, continua il racconto, Harry sarebbe avvampato, tutto rosso avrebbe abbassato gli occhi spiegando che il motivo della sua insistenza era quello di poter dimostrare al mondo che anche in un momento difficile, pesantissimo fisicamente e psicologicamente, dopo una esercitazione che lo aveva portato a sopportare digiuni ed angherie, lui aveva saputo mantenere la lucidità e trovare l’arguzia per affrontare verbalmente e con intelligenza il suo “aggressore”.
Boom. Il biografo scoppia a ridere e conferma che a nessuno interessa. L’obiettivo di Spare, infatti, doveva essere quello di vendere e per appassionare così tanti lettori nel mondo non bisognava focalizzarsi su Harry in prima persona, che per quanto noto e famoso, alla fine interessa il giusto. Il senso della pubblicazione era quello di selezionare gli eventi significativi per dare una certa rappresentazione della sua vita. Insomma, un nuovo aneddoto di insulti contro Diana non avrebbe scaldato il cuore di nessuno, ma avrebbe solo riaffermato quello che i commentatori britannici considerano essere la vera ispirazione del libro: la sete di vendetta.
Il risultato, si legge chiaramente tra le righe, è che se fosse stato Harry stesso a scrivere di suo pugno, il libro sarebbe stato di una noia mortale e i demoni che vivono dentro di lui non se ne sarebbero andati, anzi, peggio. “Rispondere punto per punto a quelle che considera le bugie dette sul suo conto” non avrebbe venduto tutte quelle copie. Un elenco di aneddoti da inserire in una biografia, ha spiegato il premio Pulizer, deve avere risonanza per il maggior numero di persone, anche se sei un reale. Harry, alla fine, pare comunque aver raggiunto la sua nemesi, alla vista del libro si sarebbe commosso, un pianto liberatorio sicuramente diverso da quello del padre, re Carlo III, travolto dagli strali lanciati dalla moglie, Camilla, lei sì, descritta senza riserve né pietà.