La saponificatrice di Correggio protagonista dell’ultimo podcast ideato da J-Ax con il rapper Pedar e Matteo Lenardon

Last Updated: 24 Marzo 2022By Tags: , ,

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Disponibile in esclusiva su Spotify ‘Il caso della saponificatrice di Correggio’, decimo e ultimo episodio della prima stagione di ‘Non aprite quella podcast’, serie ideata da J-Ax e condotta con il rapper Pedar e l’autore Matteo Lenardon. Nonostante la protagonista di questa storia, Leonarda Cianciulli, sia una delle più note serial killer italiane sono molti i dettagli assurdi e sconvolgenti della vicenda poco conosciuti dal pubblico e presi in rassegna dal trio di conduttori con la consueta dose di black humor.

La vita della Cianciulli, nata a cavallo tra ‘800 e ‘900 in provincia di Avellino, è segnata oltre che dalla povertà e dall’epilessia, dalla profezia di una zingara che le predice che tutti i suoi figli moriranno. Questa maledizione si realizza in parte con tre interruzioni di gravidanza e dieci neonati morti in culla. Quattro gravidanze vanno regolarmente a termine e la Cianciulli, ossessionata all’idea di perdere i suoi figli, è disposta a qualsiasi cosa per salvarli e si convince che per farlo dovrà sacrificare la vita di qualcuno.

Nel 1930, a causa del terremoto che colpisce l’Irpinia e distrugge la sua casa, la donna si trasferisce col marito a Correggio, piccolo comune nella provincia di Reggio Emilia. Siamo in piena epoca fascista e la Cianciulli inizia una nuova vita conquistandosi una discreta posizione sociale grazie al commercio di abbigliamento usato e all’attività di chiromante e astrologa.

Improvvisamente tre anziane donne, tutte sue ‘clienti’, spariscono da Correggio senza spiegazioni e le loro famiglie ricevono misteriose cartoline che raccontano di nuove e felici vite lontane. In realtà i loro corpi finiscono smembrati per essere poi trasformati in saponette e pasticcini. J-Ax, Pedar e Lenardon ripercorrono gli aspetti più surreali e splatter del primo caso mediatico italiano, terminato con la confessione da parte della Cianciulli, la sua condanna a 30 anni di reclusione (ridotti a 24 per la semi-infermità mentale) e la morte della donna in manicomio nel 1970.

 

 

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