‘Chi ha sparato al Presidente?’, un minidisco di Edy composto da tre cover e un inedito

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‘Chi ha sparato al Presidente?’, è il nuovo lavoro discografico di Edy (all’anagrafe Alessio Edy Grasso) un mini-disco composto da tre cover, ‘Zeta reticoli’, ‘Un giorno dopo l’altro’ e ‘Tutta mia la città’, e dall’inedito ‘Chi ha sparato al Presidente?’, scritto da Matteo Scannicchio e Giorgio Maria Condemi. Un concept EP che parla al cuore e alla testa, racconta quello che ci accade dentro quando perdiamo i nostri punti di riferimento. I pensieri sono lancette, le emozioni vestiti e i desideri quadri. A volte tutto sembra estraneo e allora si alternano momenti in cui la speranza è diventata un’abitudine ad altri in cui si cerca la pace nel sonno.
“È qui -commenta Edy- che si inserisce la musica. Alcune canzoni hanno il potere di farci sentire di nuovo interi, vivi. Ci sono canzoni che tornano ciclicamente a raccontarti chi sei, fino a far diventare la finestra un belvedere. ‘Chi ha sparato al Presidente?”’ è la colonna sonora del periodo storico che stiamo vivendo, ma molto probabilmente è anche la risposta”.
“A tutti è capitato almeno una volta nella vita -sottolinea Edy- ai meno fortunati, una volta sola di vegliarsi nell’amnesia più totale e tutto sommato piacersi. È come sentirsi antieroe per una notte, quel Superman scorretto che colpisce al mento la mediocrità. Ci si sente invincibili senza che nessuno se ne accorga, ma va bene così. Alcune persone hanno il lockdown dentro, da sempre. Si sono affacciate alla finestra -sottolinea- e finalmente erano parte di qualcosa. Il tempo e la distanza sono diventati liquidi e ‘un giorno dopo l’altro’ sembra un manifesto culturale”.
“Tutto nasce da questa canzone di Tenco -spiega Edy- Ci sono canzoni che ti segnano per sempre e che tornano ciclicamente a raccontarti chi sei, fino a far diventare la finestra un belvedere. Si suona a distanza, si asseconda l’istinto e alla fine ti accorgi che stai semplicemente mettendo insieme i pezzi della tua vita per riconoscerti, nel momento più strano che ci sia mai capitato. Ed è giusto raccontare anche il peggio di te. Quando eri un ‘Presidente’ pieno di vizi e senza scrupoli -conclude- ridendo di te o rimpiangendoti un po’”.
Photo credit: Danilo D’Auria
 

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