I Pinguini Tattici Nucleari, “Ahaia! un album di pop art, mainstream non ci fa paura”

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(di Maria Elena Molteni)

Per i Pinguini Tattici Nucleari, reduci da un terzo posto al Festival di Sanremo con il riuscitissimo ‘Ringo Starr’, stabile ai vertici delle classifiche radio, streaming e certificato doppio disco di platino, il 2020 poteva essere un anno di grande successo e concerti diffusi. Ma ci ha pensato la pandemia a scombinare i piani. Ora esce per Sony Music (il 4 dicembre) un nuovo disco, un EP, dal titolo – programmatico – Ahia!. Una novità su tutta la linea. “Con questo album – raccontano Riccardo Zanotti, Elio Biffi (tastiere), Nicola Buttafuoco (chitarra), Matteo Locati (batteria), Simone Pagani (basso) e Lorenzo Pasini (chitarra) – abbiamo inventato una nuova sonorità: le percussioni siamo noi, che percuotiamo il nostro corpo. Il batterista non ha partecipato al disco. Tutto è percussione corporale“. Locati sarà però sempre presente ai live. “Ci sono dunque nuove sonorità, è un album di pop art, c’è una nuova consapevolezza che ci è venuta da dopo Sanremo, di arrivare a tanta gente, di essere anche mainstream. Una parola che non ci fa paura“, sottolinea Zanotti. Un album che “è molto orientato sul pop e tanto anche sul folk, che rappresenta le nostre origini”. L’EP contiene ‘solo’ sette canzoni: “quelle che erano pronte. Non ci sentivamo di fare di più. Perché siamo anche pigri” scherza il Zanotti, spiegando però che “per ogni canzone ci prendiamo tutto il tempo, per arrangiare al meglio. Senza considerare che siamo in sei nel gruppo”.  Ahia! è un titolo che riassume in una parola un intero anno: “Il 2020 doveva essere un anno colmo di impegni e, perché no, di successi per noi, e invece è stato uno degli anni più difficili di sempre, quindi Ahia! ci è sembrato il titolo perfetto per questo lavoro”. Lavoro concepito in lunghi mesi complicati ma non per questo privo di quell’ironia e di quella capacità evocativa che hanno fatto dei Pinguini Tattici Nucleari una delle band più amate d’Italia. Di una nuova partecipazione al Festival di Sanremo, al momento non è in programma: all’Ariston “bisogna andarci con il pezzo giusto, altrimenti può essere deleterio”. Non sono escluse in futuro possibili collaborazioni con altri artisti, ma anche in questo caso “senza forzare la mano”. Per la verità, confessano i Pinguini, “qualcosa è già stato fatto. A volto con un esito insoddisfacente, in altri casi sono stati prodotti pezzi che devono ancora essere arrangiati e non è detto che non possano rientrare in qualche progetto futuro”.

Scooby Doo è il singolo che anticipa l’uscita dell’EP  “e racconta la vita difficile e travagliata di una ragazza che non viene considerata davvero da nessuno, viene molestata sul tram, non viene apprezzata dalla famiglia e che, per tutte queste ragioni, si barrica dietro un muro, diventa fredda e algida, non riesce ad apprezzare l’amore in nessuna delle sue forme, nemmeno se arriva con i dolci versi di una poesia. Ecco allora che il ritornello la incita a liberarsi di questa maschera e seguire la propria strada. Scooby Doo si ispira in parte a urban e modern soul. Volevo fare qualcosa di un po’ diverso dal solito, sperimentare, un po’ come stanno facendo tante band (per esempio gli Imagine Dragons)” spiega Zanotti. Scrivile Scemo è invece una canzone che racconta il coraggio e che “contiene qualche riferimento al mio libro, dove ci sono dei passaggi in cui il velo di Maya cade, il sogno svanisce e arriva la verità, con tutta la sua forza. Questo pezzo è dedicato a chi vuole scrivere un “ti amo” come se fosse una sorta di grido di liberazione: non importa il mezzo, non si devono demonizzare whatsapp o i social, scrivilo e basta, fallo, urlalo, diglielo e… in ogni caso, ti riscoprirai scemo, ma libero (per almeno due ore). E’ in realtà una canzone super pop alla Max Pezzali, una cassa in 4 quarti che porta alla danza, al ballo, oltre che all’ascolto”. Seguono Bohémien, pop scanzonato; Pastello Bianco, “una ballad quasi sanremese nell’incedere di archi e piano (e con pochissime chitarre), che nasce vecchia per restare giovane. E che parla di cose decisamente moderne, come i social media; La Storia Infinita è  “un brano ricco di riferimenti che, a seconda delle generazioni, assume significati diversi proprio come La Storia Infinita, in una non dimensione che resiste al tempo fino a non subirne il logorio. Quindi Giulia che prende spunto da “Alberto Fortis, o da un certo tipo di cantautorato classico alla Cattaneo”: Infine Ahia!, “canzone folk che si ispira in parte a Bon Iver, che è un artista che mi ha molto appassionato. Il suo sound è diretto, arriva subito, ma non mancano contaminazioni elettroniche e moderne”.

 

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