Comunque, Europa

Last Updated: 15 Marzo 2025By

Editorials

(di Maria elena Molteni)

Riaffermare il proprio ruolo come spazio di democrazia, solidarietà e pace: questo dovrebbe essere l’obiettivo della manifestazione pro-Europa che si tiene oggi a Roma, con la partecipazione di partiti, sindacati, associazioni e figure della cultura e dello spettacolo. Tuttavia, la presenza di posizioni divergenti sul tema del riarmo e della difesa comune ha generato fratture, portando alcuni attori politici e sociali a disertare l’evento.

Se c’è un punto su cui non si può transigere, è il sostegno all’Europa e all’Ucraina. Al netto delle differenze legittime sulle strategie di difesa e sulle politiche di sicurezza, la necessità di un’Unione Europea coesa e capace di difendere i propri valori deve essere il principio guida. La guerra in Ucraina, con il suo impatto devastante sulla popolazione e sulla stabilità del continente, ha mostrato quanto sia pericolosa l’assenza di una politica estera e di sicurezza comune.

Le divergenze sul piano ReArm, che vede alcuni sostenerlo come strumento di deterrenza e altri criticarlo come un’ulteriore militarizzazione dell’Europa, non dovrebbero essere motivo per creare piazze separate. Al contrario, devono essere terreno di confronto, di dibattito aperto e democratico.

Il rischio, in un’epoca in cui le forze populiste e nazionaliste cercano di frammentare l’Unione, è che le divisioni interne indeboliscano il fronte europeista proprio nel momento in cui esso dovrebbe dimostrarsi più compatto che mai. Per questo, la sfida non è solo quella di dire “sì” all’Europa, ma di rifondarla.

Occorre un’Europa più inclusiva, più attenta alle esigenze sociali ed economiche dei suoi cittadini, più autonoma nelle sue decisioni strategiche. Un’Europa capace di garantire sicurezza senza perdere la sua vocazione di pace, e di essere un punto di riferimento per chi, come il popolo ucraino, lotta per la propria libertà.

Le piazze diverse di oggi riflettono un problema reale: la difficoltà di conciliare posizioni opposte sulla difesa comune. Ma proprio per questo, la soluzione non può essere la frammentazione. Un dibattito serio e costruttivo sulle politiche europee, anche e soprattutto in materia di sicurezza, è l’unico modo per rafforzare un’Unione che non sia solo un’istituzione burocratica, ma un vero spazio politico e civile in cui riconoscersi.

Sì all’Europa. Sì all’Ucraina. E sì a un’Unione che sappia essere forte nella sua diversità, senza paura del confronto e senza cedere alla tentazione di chiudersi in schieramenti inconciliabili.

 

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