Sanremo 2025 lo vince il Gattopardo

Last Updated: 16 Febbraio 2025By Tags: ,

MusicaSanremo

(di Marta Cantarella)

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” è la straordinaria attualità di una delle più celebri espressioni del Gattopardo, romanzo che, nella sua intrinseca bellezza, fornisce anche la migliore delle sintesi possibili per descrivere la conclusione di un’edizione sanremese in cui la presenza di Topo Gigio è stato il vero guizzo di genialità. Sparito il clamore della vigilia, quando ancora imperversava il timore della presa del teatro Ariston a colpi di frasi misogine, testi violenti e note stonate, ciò che rimane è l’impulso primordiale di essere rassicurati da qualcuno che, anche con parole prevedibili, ci faccia urlare dal divano di casa l’amore perduto, riuscendo a nobilitare un cuore infranto al grido disperato “la vita non è vita senza te”.

“I can’t live with or without you” dicevano, ormai quasi quaranta anni fa, gli U2, così come decine di altri artisti hanno fatto prima e dopo di loro, parafrasando questa espressione con tanto di inversione di soggetto, predicato e complemento e finendo, perfino, ad inventare un nuovo ordine grammaticale pur di poter ribadire un concetto talmente ripetuto quanto, ancora una volta efficace.

A “difenderci” dai mostri, da quelli che vogliono annientare lo struggente romanticismo della canzone all’italiana, ci pensa lui, il giovane Olly che, con buona pace di chi si sentisse tremare al pensiero del potenziale turpiloquio a cui saremmo andati incontro alla mercè di personaggi del calibro di Tony Effe, può sospirare soddisfatto quando il massimo della trasgressione è rappresentato dal termine “Balorda” associato a “Nostalgia”. Dunque, ci troviamo tutti lì, a cantare il crepacuore con il volto arrossato e la vena pulsante, proprio lì, su quel divano: le generazioni dei cuoricini ma anche quelle più adulte che, guardando il vincitore si ritrovano a pensare “poteva andare peggio, poteva esserci quello con la collana ed i tatuaggi al suo posto”.

E quindi aveva – ovviamente – ragione Giuseppe Tomasi di Lampedusa che fa dire al suo Tancredi quella famosa frase in apertura: abbiamo bisogno che tutto sembri cambiato per far sì che ogni cosa resti, esattamente, quella che è.

Condividi questo Articolo