Enrico Ruggeri: “Stanno uccidendo il disco”

Musica

Tre anni di lavoro ma alla fine un album, ‘La caverna di Platone’, che lo stesso autore inserisce tra i migliori che ha realizzato nella sua lunga carriera. Presentando l’album in uscita domani, Enrico Ruggeri sostiene di aver fatto “le mie cose migliori dal 2017, da quando c’è stata la reunion dei Decibel“. Un po’ un ritorno alle origini quiandi, con un album carico di nostalgia ma anche di storia e sentimento. Il disco sarà disponibile in digitale, CD e doppio vinile 180 gr. in versuione autografata  disponibile in esclusiva sul Sony Music Store. Il pre-order è disponibile QUI

“STANNO UCCIDENDO IL DISCO”

Al suo 40/mo album Ruggeri è arrivato a un punto della sua lunga carriera da potersi permettere di non guardare alle vendite ma alla qualità. Anche perchè, sostiene “oggi stanno uccidendo il disco come oggetto. E’ palese che non vogliono che ci si rivolga più a quel pezzo di plastica. E’ sempre più difficile fare i dischi. Bisognerebbe venderli come pezzi rari. L’unica cosa ora è spingere verso vinile, che è un po’ come lo champagne. La soluzione sarebbe non andare sulle piattaforme e vendere solo i vinili come fossero quadri, a trecento euro l’uno. Allora avresti la possibilità di fare un bel lavoro. Ora lavori per tre anni in studio per fare fare una cosa che stanno facendo fuori a tutti i costi”.

‘LA CAVERNA DI PLATONE’

Tornando alla ‘Caverna di Platone, inizialmente spiega Ruggeri il disco doveva chiamarsi ‘Arrivederci, addio’ che è l’ultima canzione dell’album. Per fortuna ho cambiato idea perchè poteva sembrare un mio addio alle scene. ‘La caverna di Platone’ è un titolo meraviglioso secondo me. E’ esattamente la mia opinione sul mondo di oggi. Siamo tutti chiusi in una caverna pensando che la realtà sia quella che ci viene proiettata. Quando ci viene detto che possiamo uscire ecco che preferiamo rimanere nella caverna”.

‘LA BAMBINA DI GORLA’

Ne ‘La bambina di Gorla’ Enrico Ruggeri ricorda la tragedia che ottanta anni fa colpì la scuola elementare del quartiere milanese. Una bomba sganciata dagli americani provocò la morte di 184 piccole vittime. “E’ una satoria personale”, racconta Ruggeri. “Ho sentito parlare della tragedia di Gorla  che avevo cinque anni. Mia madre insegnava in quella scuola il lunedì, il martedì e il mercoledì. Gli altri giorni era in un’altra scuola. La bomba cadde di venerdì e se sono qui è per una concomitanza di destini. Lo scorso anno sono passato davanti al monumento che ricorda i piccoli martiri e mi sono tornati in mente i racconti di mia madre. E’ una canzone che va in contrasto con la narrazione dell’americano  buono e liberatore che ti porta le caramelle. Era anche quello ma non solo. La guerra era già vinta quando lanciarono le bombe”.

‘IL CIELO DI MILANO’

Ne ‘Il cielo di Milano’ Ruggeri nracconta la sua città, puena di contraddizioni, in bilico tra disperazione e leadership. Tra difficoltà, emarginazione e poesia.  “Pur vivendo Milano molto meno rispetto ad alcuni anni fa, ascolto quanto mi racconta mio figlio. Delle serate che spesso finiscono in rissa. Sono racconti poreoccupanti che come genitore ti spaventano. Milano è una città complicata in fase di transizione come tutta l’europa. Spero sia in una fase transitoria”.

‘DAS IST MIR WURST’

E a propositio di Europa in ‘Das ist mir wurst’, brano scritto da Silvio Capeccia, Ruggeri racconta del suo amore per l’Europa che però non è quella vorrebbe. “Da bambino mi avevano fatto sognare di un’europa di unione, di cultura, di grandi aspirazioni. Adesso un giorno ti svegli e devi bere da una  bottiglia con il tappo attaccato perchè ti dicono che l’Europa ha deciso così. Compri una macchina e poi ti dicono che non può circolare in determinati luoghi. L’Europa riesce a sfornare tutta una di norme cervellotiche che non sono volute dalla gente ma fatte sulla testa della gente. Norme che palesemente rispondono a logiche di guadagno”.

‘IL POETA’

Ne ‘Il Poeta’, Ruggeri difende il libero pensiero con un omaggio agli intellettuali scomodi. “Si tratta di testo amaro sul conformismo”, spiega. “La prima considerazione è che oggi c’è una parola che viene usata con una eccezione negativa: ‘divisivo’. Ma ‘divisivo’ dovrebbe essere un punto a favore, vuol dire che si mostra un altro aspetto di un qualsiasi problema. Altrimenti significa che c’è un unico pensiero e che chi deroga da quel pensiero sta sbagliando a priori. ‘Il poeta’ è un’ode al libero pensiero. E’ un omaggio a tutti quegli ‘intellettuali scomodi’ che da Socrate a Pasolini hanno pagato con la vita la loro diversità nei confronti del pensiero dominante”.

‘BENVENUTO CHI PASSA DA QUI’

Nell’album trova spazio anche il figlio di Enrico Ruggeri, Pico Rama autore del brano ‘Benvenuti chi passa di qui’. “E’ un piccolo vademecum per l’avvicinamente alla felicità. Scritto da chi ha messo la spiritualità al centro della sua esistenza. Mio figlio è un soggetto molto particolare, totalmente lontano da qualsiasi dinamica della vita. Ha scritto questa canzone, che definisco sorridente, che in un album così pieno di significati sembra perfetta. L’ha scritta tutta da solo, io l’ho solo arrangiata e cantata”.

I CONCERTI

Enrico Ruggeri presenterà il disco in due concerti speciali. L’1 aprile ai Magazzini Generali di Milano e il 3 aprile al Largo Venue di Roma.

 

Credit Photo: Angelo Trani

 

 

 

 

 

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