Al Teatro Gerolamo la storia di ‘Bellezza Orsini. La costruzione di una strega’

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Al Teatro Gerolamo sabato 25 e domenica 26 gennaio va in scena ‘Bellezza Orsini. La costruzione di una strega’ dal testo di Michele Di Sivo. Interpreti Maria Cristina Gionta e Luca Negroni, con musiche dal vivo di Emiliano Ottaviani per la regia di Silvio Giordani.

‘BELLEZZA ORSINI’

Nel 1528 Bellezza Orsini, figlia naturale di Pietro Angelo e serva degli Orsini, feudatari di Monterotondo, fu accusata di stregoneria. Processata e torturata nella Rocca di Fiano Romano, finì per cedere alle accuse. Passando da una decisa difesa dei suoi comportamenti alla descrizione del sabba col diavolo attorno all’albero di noce di Benevento. Alla condannata viene applicata la tortura riservata agli uomini, senza le attenuazioni usuali per le donne, in quanto strega.

Al settimo tratto di corda Bellezza crolla a terra e confessa di essere strega, di aver insegnato la ‘stregoneria’ e ammalato e guarito per denaro. L’evento ha un epilogo tragico. Il notaio stesso che trascrive il verbale, la ritrova riversa a terra moribonda. Sgozzatasi con un chiodo alla gola pronunciò che, tentata dal diavolo, si era uccisa per scomparire dal mondo.

NOTE DI REGIA

Il prezioso quaderno di Bellezza Orsini, scritto con ‘mano da strega nel 1528 è gelosamente conservato tra le carte dell’Archivio di stato di Roma. E’ stato il potente ispiratore prima del libro di Michele Di Sivo, archivista e storico. Poi del percorso drammaturgico creato sulle autografe deposizioni del processo per stregoneria da Silvio Giordani. Infine dell’interpretazione al limite del ‘transfert’ di Maria Cristina Gionta, della narrazione storico temporale di Luca Negroni e delle suggestioni musicali del cantattore Emiliano Ottaviani.

IL MANOSCRITTO

Il manoscritto affiora dal silenzio dei secoli, con una confessione piena e convincente, tra urla e tratti di corda. La verità ‘ad unghiam’ nel profondo di Bellezza è la sete di conoscenza: quante più cose cerchi di imparare, tante più sono quelle che trovi da imparare. L’azione ‘magica’ della donna è tutta orientata alla trasmissione della conoscenza, decisamente lontana dall’immagine della strega che veniva pretesa dalla tortura. La ‘strearia’ diventa la capacità di applicare in libertà alcune regole apprese in modo esoterico nel sottile limite tra il bene e il male.

La scrittura spigolosa. Un linguaggio asciutto, secco addirittura che ancora sembra vibrare tra le oscure sale della tortura. Un dialetto sabino-medioevale incisivo e comprensibilissimo che ci accompagna anche nelle canzoni che fanno da corollario alla narrazione. Dopo la consegna del quaderno Bellezza Orsini si suicidò in carcere colpendosi alla gola con un chiodo. La sfida suprema le eviterà il fuoco del rogo e probabilmente lo eviterà anche al suo manoscritto che altrimenti sarebbe finito tra le fiamme con lei.

 

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