Milano sempre più costosa, rischio polarizzazione e forti disparità sociali

Last Updated: 4 Dicembre 2024By Tags: , , ,

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La spesa dei milanesi nel 2024 riflette una città in profonda trasformazione, tra il crescente costo della vita, mutamenti nelle abitudini di consumo e l’impatto delle crisi globali. Dietro l’evoluzione dei consumi si cela una questione critica: l’aumento dei prezzi, in molti casi, ha superato di gran lunga la crescita degli stipendi medi, comprimendo il potere d’acquisto delle famiglie. Analizzando i dati delle principali categorie di spesa, il confronto con il 2023 e soprattutto con il 2015 evidenzia un quadro complesso e talvolta preoccupante. L’analisi del Mohicano su una rielaborazione dei dati del Sistema statistico integrato del Comune di Milano.

(di Maria Elena Molteni)

L’AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA: IL PESO SUL BILANCIO FAMILIARE

Un aspetto chiave dell’analisi è la crescita continua dei costi dei beni essenziali, come alimentari, abitazione ed energia, che mette sotto pressione il bilancio delle famiglie. Nel 2024, i milanesi hanno speso il 25,2% in più rispetto al 2015 per i prodotti alimentari e l’1,5% in più rispetto al 2023. Tuttavia, mentre i prezzi crescono in modo costante, i salari reali non si sono adeguati a questo incremento, lasciando le famiglie con una minore capacità di spesa discrezionale. Questo si traduce in una progressiva difficoltà a sostenere le spese quotidiane, soprattutto per i nuclei a basso reddito. I costi abitativi raccontano una storia simile. Gli affitti reali per abitazione sono aumentati del 17,3% rispetto al 2015 e del 5,3% rispetto al 2023. Il dato è particolarmente rilevante in una città come Milano, dove il mercato immobiliare è già tra i più cari d’Italia. L’effetto combinato dell’aumento dei prezzi e della stagnazione degli stipendi sta rendendo sempre più difficile per molte famiglie trovare soluzioni abitative sostenibili. La spesa per energia elettrica, gas e combustibili evidenzia un fenomeno ancora più drammatico: pur essendo diminuita del 7,9% rispetto al 2023, rimane del 76,1% superiore ai livelli del 2015. Questo aumento ha avuto un impatto pesante, specialmente sui redditi medi e bassi, già penalizzati dall’inflazione e dalla mancanza di adeguamenti salariali significativi.

DISPARITA’ NEI CONSUMI DISCREZIONALI E COMPRESSIONE DEL POTERE D’ACQUISTO

La pressione sui beni essenziali si riflette anche nella riduzione di spese in categorie considerate discrezionali. Le spese per apparecchi telefonici e audiovisivi, per esempio, sono crollate rispettivamente del 62% e del 29,1% rispetto al 2015, dimostrando come molte famiglie abbiano rinunciato a rinnovare i dispositivi tecnologici per far fronte a spese più urgenti. Allo stesso modo, la spesa per bevande alcoliche è diminuita dell’8,1% rispetto al 2015 e del 4,7% rispetto al 2023, segno che i consumatori stanno tagliando su beni non essenziali. La situazione è però diversa in categorie come i tabacchi, dove un aumento del 17,3% rispetto al 2023 (e del 17% rispetto al 2015) suggerisce che, pur con prezzi in crescita, il consumo non si è ridotto in maniera significativa, forse a causa della natura psicologicamente o socialmente radicata di questi beni. Un’altra area dove emergono segnali preoccupanti è quella dei trasporti. Nonostante un leggero calo delle spese operative rispetto al 2023 (-3,6%), il costo rimane superiore del 24,5% rispetto al 2015, un dato che penalizza particolarmente chi utilizza mezzi privati per il lavoro. Questo aggrava ulteriormente il divario tra redditi e spese obbligatorie.

UN DIVARIO CRESCENTE TRA BENESSERE E COSTI

In ambiti come la cultura, l’istruzione e il tempo libero, la crescita dei costi può essere interpretata come un segnale di ripresa, ma nasconde anche l’effetto negativo del calo del potere d’acquisto. Ad esempio, le spese per pacchetti vacanza sono aumentate del 30% rispetto al 2015 e del 9,6% rispetto al 2023, segno di un ritorno alla voglia di viaggiare dopo la pandemia. Tuttavia, questi aumenti possono rendere inaccessibile il turismo organizzato per le fasce di reddito più basse, accentuando le disparità tra chi può permettersi il tempo libero e chi deve rinunciarvi. Allo stesso modo, la spesa per servizi di ristorazione è cresciuta del 23,6% rispetto al 2015 e del 3% rispetto al 2023. Se da un lato questo riflette la ripresa della socialità, dall’altro mette in luce l’ulteriore crescita dei prezzi in un settore già caro, che può scoraggiare molti consumatori dal frequentare bar e ristoranti.

LA CASA E IL BENESSERE PERSONALI: PRIORITA’ CON DISPARITA’ CRESCENTI

I milanesi continuano a investire nella casa e nella cura personale, con un aumento del 16% rispetto al 2015 per la riparazione e manutenzione delle abitazioni e dell’8% per i beni e servizi legati al benessere. Tuttavia, questi aumenti, seppur legati a una maggiore attenzione per la qualità della vita, rischiano di gravare ulteriormente sui bilanci familiari. Molte di queste spese, infatti, non sono dettate solo dal desiderio di migliorare il proprio stile di vita, ma dall’aumento dei prezzi dei materiali e dei servizi, rendendo queste attività sempre più costose.

IL NODO DEGLI STIPENDI

La dinamica preoccupante che emerge dal confronto tra i dati del 2024 e quelli del 2015 riguarda l’asimmetria tra l’aumento dei prezzi e la stagnazione o il lento adeguamento degli stipendi. Mentre molte categorie di spesa hanno registrato incrementi anche superiori al 20% rispetto a nove anni fa, gli stipendi medi in Italia sono rimasti tra i più bassi in Europa occidentale. Questo squilibrio sta causando una compressione del potere d’acquisto che colpisce soprattutto la classe media e le famiglie con redditi bassi, spingendo molti consumatori a ridurre drasticamente i consumi discrezionali e a concentrare le risorse sui beni essenziali. In particolare, le categorie legate all’abitazione, all’energia e agli alimentari sono diventate una quota sempre più consistente del budget familiare. Questo fenomeno rischia di ridurre ulteriormente la capacità dei milanesi di investire in educazione, tempo libero o risparmi, con possibili effetti negativi sul lungo termine. Milano, pur essendo una delle città più dinamiche e ricche d’Italia, sta affrontando una crescente pressione economica che si riflette nelle abitudini di consumo. Se da un lato i milanesi continuano a dimostrare resilienza e capacità di adattamento, dall’altro l’aumento dei prezzi senza un adeguato adeguamento salariale sta creando un divario preoccupante. La città rischia così di accentuare le disparità sociali, dove i redditi più bassi faticano sempre più a tenere il passo con il costo della vita. Senza interventi strutturali sul potere d’acquisto e sul contenimento dei prezzi, le famiglie milanesi potrebbero trovarsi in difficoltà crescenti nei prossimi anni.

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