Teatro, al Gerolamo il ‘Sogno diversamente blues’ di Roberta Lidia De Stefano

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Al Teatro Gerolamo in scena, sabato 23 e domenica 24 novembre ‘Dream a little dream – sogno diversamente blues’, di e con Roberta Lidia De Stefano. Alla chitarra Massimo Betti. Da Bessie Smith a Billie Holiday, passando da Etta James, Sara Vaughan, Dinah Washington, Nina Simone, Amy Winehouse. Queste ‘Stelle polari’ magnetiche e violente, creano la costellazione perfetta per un’arroventata vicenda umana. La storia di una famiglia attorno al proprio albero genealogico. Questa ricca e complicata materia è raccontata con delicata partecipazione, dalla protagonista: una ‘blues woman’ bianca. Nata da una madre nera e cresciuta da una nonna nera: Janis Joplin.  

ROBERTA LIDIA DE STEFANO

Portandosi addosso questo universo femminile Roberta Lidia De Stefano torna al teatro Gerolamo con una nuova proposta ‘Dream a little dream’. Un diario blues, un sogno in forma di concerto, rivelando l’universo interiore delle grandi cantanti. “Mi presento per chi non mi conoscesse o non si ricordasse di me, mi chiamo Janis, qualcuno starà pensando come Janis Joplin…ed è proprio così”. Per una ‘ragazza blues’ essere nata bianca in un contesto del genere, significa non appartenervi fino in fondo. Vivere il dramma di non essere mai all’altezza, sentire il peso di un importante ‘testimone’ tra le mani. Con immaginazione e autoironia Janis, conoscerà meglio la storia della sua vita.

Accanto a queste star orbita un universo maschile fiacco, manipolatore e sfruttatore. Accompagnatori che nella maggior parte dei casi si rivelavano pessimi mariti e manager un po’ troppo disinvolti. Nella migliore delle ipotesi, erano dei bravi musicisti dalle stridenti intenzioni, con cui intonare gli aspetti più disperatamente sensuali della schiavitù esistenziale.

‘DREAM A LITTLE DREAM’

‘Dream a little dream’ dissotterra le radici, i suoni e i ‘pessimi soggetti’ delle antenate della protagonista, rivelando l’anima delle grandi cantanti blues. Allo stesso tempo, è il racconto istintivo e sofferto di un’artista che non si sente mai all’altezza. Una condizione che, talvolta, attanaglia anche i migliori animali da palcoscenico.

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