Elisabetta II: i segreti di un’icona intramontabile

Libri

(dalla nostra corrispondente da Londra Antonella Zangaro)

Questa volta non si tratta dell’ennesima biografia scritta dall’ennesimo esperto di reali. A Voyage Around The Queen è il libro che racconta tutto quello che girava intorno alla regina Elisabetta II riflesso attraverso la sua figura. Per la prima volta, lei è vissuta come lo specchio popolare, famoso e fedele a se stesso (come mai nessun altro) mentre tutto intorno cambiava cercando in lei un punto fermo. E quel mondo in costante evoluzione si è fermato, per un istante, davanti ai suoi funerali, come ricorda l’autore Craig Brown, che sono stati seguiti da 4 miliardi di persone, praticamente quasi la metà della popolazione mondiale.

“PIU’ FAMOSA DEL BEATLES”

“Lei è stata una figura più famosa dei Beatles e lo è stata per tutta la vita”, ha spiegato Brown davanti alla platea di giornalisti della stampa estera di Londra, ricordando che la prima biografia della regina è stata scritta quando aveva 4 anni e la prima copertina sul Times se l’è guadagnata a 3. Elisabetta II: un fenomeno psicologico Nelle 640 pagine di ricordi, frammenti di giornali, cronache e qualche fotografia, si dà forma al ruolo che la regina più longeva ha avuto generando in ciascuno un sentimento, una reazione che l’hanno resa un’icona eterna, persino “un fenomeno psicologico”.

“PERSONAGGIO PUBBLICO E MOLTO FAMOSO SENZA VOLERLO”

Ciò che appare ancora più strabiliante, ha spiegato Brown, è che lei è stata un personaggio pubblico e molto famoso anche senza volerlo, perché in realtà, ha fatto di tutto per proteggere con le unghie ed i denti la sua vita privata, così come le sue opinioni. D’altro canto come è possibile restare alti sull’onda della popolarità esprimendo un’idea? Fu proprio Paul Mc Cartney, dopo averla conosciuta, ad affermare che “non aveva molto da dire”.

IRONIA A DISTACCO

Ma lei, con ironia e distacco, era se stessa davanti i suoi migliori amici: i suoi cani. Ad un certo punto era arrivata ad averne 12, di corgies e a chi le faceva notare che erano tanti e che la sua fortuna era quella di non avere vicini di casa a Buckingham Palace, lei rispondeva che “Filippo era un collezionista accanito”, lasciando intendere che quelli erano la compagnia migliore da tenere in casa perché non avrebbero mai tradito nessun segreto.

I SUOI AMATI CANI

I suoi amati cani, liberi di scorrazzare nei castelli della famiglia reale, rappresentavano il caos nel mondo formale e prevedibile in cui era nata e dove aveva vissuto tutta la sua vita interpretando sempre la stessa parte. Il meteo e la corona: lo small talk british Per gli inglesi la monarchia è un pezzo di DNA e soprattutto un jolly nell’abitudine tanto diffusa di parlare, senza dire nulla.

IL METEO

L’argomento preferito della conversazione “formale” britannica è il meteo: parlare del tempo è la via d’uscita per ogni situazione imbarazzante o nella quale sia necessario evitare gaffes o opinioni. Ma al secondo posto arriva la monarchia. Non esiste un giornale nel Regno Unito che non abbia una pagina o un trafiletto de dedicare alle vicende della corona. Il paese ne ha bisogno per scambiarsi uno “small talk” d’emergenza.

IL ‘ROYAL EFFECT’

Per lei era diverso, Elisabetta II poteva fare domande a tutti, ma nessuno era autorizzato a farne a lei così, tra regole, protocollo ed il suo essere quasi una figura mistica, si è costruito quello che il libro riassume come “il Royal effect”. Il Royal Effect Nessuno è passato indenne da questo “effetto reale” che, suo malgrado, lei era in grado di generare su chi la incontrava. Per quanto ricchi, famosi o potenti, tutti restavano vittime dell’imbarazzo, dell’ansia da prestazione davanti a lei, tanto che molti, prima di incontrarla, sognavano di trovarsi al suo cospetto completamente nudi. Era lei stessa a raccontarlo, divertita quanto stupita. Marilyn Monroe, prima di incontrarla, aveva fatto prove di postura affinando un accento britannico e “poverina, si era consumata il rossetto dall’agitazione” aveva commentato Elisabetta II dopo averla salutata.

BRYAN MAY

Bryan May, nel 2002, aveva suonato la sua chitarra sul tetto di Buckingham Palace in occasione del giubileo. Lei lo aveva incontrato e la sua preoccupazione era che lui fosse spaventato dall’idea di cadere. Ma la risposta fu: “Maestà avevo paura di sbagliare un accordo e fare una figuraccia davanti a Lei”. Lei aveva proseguito il giro dei saluti, senza aggiungere altro perchè, alla fine, nella sua profonda semplicità, c’era solo una cosa che la faceva morire dal ridere: vedere la persone scivolare e cadere. L’effetto buccia di banana ottenuto dal franare in terra di qualcuno di importante e blasonato era ancora più comico ai suoi occhi regali. Perchè lei, in 70 anni di regno, non è mai caduta e, a differenza di tutti gli altri, non ha mai mostrato nemmeno lo sforzo di doversi rialzare.

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