L’Étoile Nicoletta Manni: “tante rinunce, ma se riusciamo a farle significa che siamo sulla strada giusta”

Last Updated: 29 Luglio 2024By

Danza

Nicoletta Manni, Étoile del Teatro alla Scala di Milano, è quanto di più vicino alla perfezione nel palcoscenico della danza internazionale. Esegue i gesti, le figure, le coreografie, anche quelle più complesse, con una naturalezza, fermezza e fluidità impressionanti. Ma nulla avviene per caso.

(di Maria Elena Molteni)

Tutto è frutto di predisposizione, certamente, ma anche di grandi sacrifici e rinunce. Lo racconta nel suo libro ‘La gioia di danzare’ che presenta nella magica cornice di Santa Teresa di Gallura: la torre, il mare, il tramonto alle sue spalle. E le scogliere bianche di Bonifacio che si stagliano sullo sfondo. Una quinta perfetta, per un racconto che fa sognare, ma non fa sconti alla realtà. “Si devono affrontare tante rinunce, anche da piccoli”. Una della sue? “Sciare”, risponde senza esitazione. Ma anche crescendo “ci sono tante cose che non si possono fare, cose a cui si rinuncia per arrivare a raggiungere un obiettivo. Questo non riguarda solo la danza, ma la vita in generale. Però, se riusciamo a farle queste rinunce, comprendiamo che abbiamo fatto la scelta giusta,  che è veramente quello che vogliamo, quello che ci rende felici”.

“LA NOMINA SUL PALCO UNA VITTORIA PER ME, MA ANCHE PER TUTTO IL TEATRO”

La nomina a Étoile, avvenuta, prima volta nella storia della danza italiana sul palco, alla fine di un’esibizione, è stato “uno dei momenti più belli che io potessi mai immaginare di vivere. Il fatto di aver ricevuto questo titolo sul palcoscenico è stato un regalo enorme, una sorpresa incredibile. Non solo io non sapevo nulla, ma tutto il teatro era all’oscuro di quello che stava per accadere. Solo cinque persone ne erano al corrente: il direttore del Corpo di Ballo, il sovrintendente, il capo del personale, l’ufficio stampa e il direttore di scena, che custodiva i miei fiori nel suo ufficio. È stato un evento eccezionale, una vittoria non solo per me, ma per tutto il teatro e per la danza. Alla Scala non veniva nominata un’Étoile da 37 anni e mai prima d’ora era successo sul palcoscenico”.

IL LIBRO, MOLTO PIU’ DI UNA BIOGRAFIA

“Scrivere questo libro – racconta Manni – è stata una decisione importante. Non volevo che fosse una semplice biografia, ma qualcosa di più, un racconto che andasse oltre i fatti e le esperienze meravigliose che ho vissuto. Ho riflettuto a lungo su come strutturarlo e ho deciso di parlare attraverso i personaggi che ho interpretato sul palcoscenico. Questo approccio mi ha permesso di dare al libro una dimensione più personale e profonda, raccontando non solo la mia storia, ma anche quella delle emozioni e delle sfide che ho incontrato lungo il mio percorso.”

AMMESSA ALLA SCALA AL QUARTO CORSO, A 13 ANNI

La storia di Nicoletta Manni “parte da molto lontano: da bambina, in un paesino della Puglia, dove ho iniziato a danzare nella scuola gestita da mia madre. Da piccolissima seguivo mia madre alla scuola di danza e, osservando le altre bambine, ho iniziato a emularle. Quell’emulazione si è presto trasformata in una passione. Ho iniziato a danzare in modo molto naturale perché non volevo lasciare mia madre e desideravo andare al lavoro con lei. Così, a due anni e mezzo, ho fatto il mio primo saggio di danza. Era davvero troppo presto, ma mi piaceva ballare, soprattutto imitare le bambine più grandi e a volte anche dar loro un po’ di fastidio. Questo mi rendeva felice. A dodici anni, mi sono chiesta se fosse il caso di provare a entrare in Accademia. Così ho fatto l’audizione alla scuola di ballo della Scala. Sono stata ammessa al quarto corso a tredici anni, essendo un anno avanti rispetto ai miei coetanei. Mi sono trasferita a Milano, intraprendendo questo nuovo percorso”.

DA SOLA A MILANO, “SONO CRESCIUTA IN FRETTA”

Quindi, giovanissima si trasferisce a Milano, sola: “i miei genitori non potevano trasferirsi con me, avendo anche un altro fratello molto più piccolo”. Diventa “necessario crescere in fretta, diventare un’adulta prima del tempo. Vivere da sola in una città lontana da casa è stato un sogno ad occhi aperti, ma anche una dura realtà. Ho vissuto in un convento di suore, dove dovevo arrangiarmi da sola, cucinarmi i pasti e frequentare anche il liceo serale”. L’Accademia della Scala, dunque, che, “come le grandi scuole, offre una formazione, una disciplina e un percorso che non si trovano in altre realtà. Confrontarsi con altre ballerine e ballerini permette una crescita notevole. Studiare con insegnanti qualificati, che hanno formato generazioni di ballerini diventati grandi stelle della danza, non ha paragoni”.

L’ESPERIENZA A BERLINO

L’ingresso nel corpo di ballo scaligero non è immediato. Nicoletta è troppo giovane. Ha solamente 17 anni e per essere ammessi bisogna averne 18. Così, ancor prima del diploma, firma per il Corpo di Ballo di Berlino, “una compagnia molto prestigiosa, con un repertorio che spazia dal classico al moderno e contemporaneo, e moltissimi spettacoli. Era un corpo di ballo molto ambito”. Ma la Scala la rivuole indietro.

IL RIENTRO COME PRIMA BALLERINA NEL 2013

L’opportunità avviene nel 2013: “sono rientrata nel corpo di ballo della Scala e ho subito avuto l’opportunità di interpretare il ruolo di protagonista in ‘Il Lago dei Cigni’. La cosa sorprendente è che, poco dopo, ho partecipato al concorso per diventare prima ballerina e ho vinto sia il concorso per ballerina solista che quello per prima ballerina”. Tutto nello stesso giorno, un vero tour de force, “ma alla fine ho ottenuto il primo posto in entrambi i concorsi. Questo successo mi ha portato a interpretare numerosi ruoli da protagonista e a immergermi in personaggi diversi. Ho capito che entrare nei vari personaggi non è solo una questione di tecnica, ma richiede anche una preparazione teatrale e attoriale che non viene insegnata formalmente. La differenza tra un ballerino e un interprete sta proprio nella capacità di raccontare una storia attraverso il corpo. Non potendo parlare, è estremamente difficile esprimere emozioni e nascondere le difficoltà tecniche.”

IL BOLSHOI…. E L’INSEGNAMENTO DELLA FRACCI (“L’UNICA GISELLE POSSIBILE”)

Indimenticabile per Nicoletta Manni poter danzare al Bolshoi “il tempio della danza”, ma anche l’incontro con Carla Fracci. “Sebbene l’abbia incontrata quando ero già adulta, ha avuto un impatto enorme su di me. La Fracci ha sempre seguito il mio percorso, venendo a vedere i miei spettacoli e facendomi arrivare i suoi commenti. Due mesi prima della sua scomparsa, ho avuto il privilegio di averla in sala ballo con me, mentre interpretavo il ruolo di Giselle, che l’ha resa famosa in tutto il mondo. La sua interpretazione di Giselle è inimitabile, era come se fosse nata per quel ruolo.  Lei è ancora la Giselle numero uno e lo resterà per sempre, perché lei è semplicemente Giselle. Nonostante io sia ancora giovane, ciò che mi ha insegnato influenzerà per sempre la mia interpretazione di Giselle. La Fracci è stata un po’ severa, ma giustamente, come una vera maestra, mi ha incoraggiata a vedere il personaggio da una nuova prospettiva. Questo ha arricchito la mia interpretazione, poiché ogni ruolo evolve con noi e c’è sempre qualcosa di nuovo da aggiungere e migliorare, sia tecnicamente sia interpretativamente”.

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