Il videoclip di ‘Non chiamarmi bella’ ultimo singolo de Lamante
Lamante, il progetto musicale di Giorgia Pietribiasi, pubblica oggi il videoclip ufficiale di ‘Non chiamarmi bella’, scritto da Lamante e Nicolò Bassetto. Il brano è estratto dal suo album d’esordio ‘In memoria di’ uscito il 9 maggio e prodotto insieme a Taketo Gohara.
IL VIDEOCLIP
L’idea del video nasce da un sogno fatto da Giorgia. Ci troviamo in un mondo distopico in cui uomini e donne hanno deciso di dividersi il mondo in due parti. Ma il patto che li separa viene infranto dagli uomini. “Con un melograno in mano, completamente vestita di bianco, sfido con un urlo un gruppo di 6 uomini pronti a invadere lo spazio delle donne”. Nella prima parte del video vengono mostrati momenti quotidiani del popolo delle donne. Le donne vengono quasi sempre ritratte in composizioni pittoriche che riprendono ‘Il colore del melograno’ e ‘Nostalghia’ di Tarkovskij.
Sono un gruppo di ragazze dalle età diverse, vestite di bianco, tutte con un ciuffo rosso in testa. Si cibano solo di melograno, il frutto della vendetta, si esercitano con uno spaventapasseri ad un eventuale invasione degli uomini e leggono tantissimo. Si ritrovano nel cimitero dove le sorelle prima di loro sono cadute in guerra, una guerra che viene narrata dal libro delle fiabe. Il popolo degli uomini è un popolo di cacciatori. Sono goffi nei loro abiti scuri, portano al collo i ciuffi delle donne che hanno ucciso in battaglia. Non è chiaro quando sia sangue e quando succo di melograno quello che sporca gli abiti di Giorgia e delle sue compagne.
LAMANTE
“La violenza si mescola e si fa sottile. Viene narrata verso i simboli, quasi a farne un atto religioso: il melograno, la croce, il pugnale. Il rosso diventa il colore protagonista di ogni ripresa, colore dell’amore e della fratellanza delle donne. Ma anche quello che ricorda il sangue e quindi la guerra e la violenza degli uomini. La scelta dell’utilizzo di lenti lunghe nasce dalla volontà di fare un video senza tempo perché la storia narrata è senza tempo e senza luogo. ‘C’era una volta una donna che cantò la sua libertà’. La fiaba parla di un accadimento lontano, è al passato ma lo spettatore che guarda e le donne nel racconto, vivono la violenza nel presente. Questo sta a significare che non è importante il passato, il presente, il futuro, la storia si ripete”.
‘IN MEMORIA DI’
Chiudendo il libro delle fiabe si scopre che il titolo del libro è lo stesso dell’album ‘In memoria di’, Successivamente viene mostrata la faccia di Giorgia da bambina. Si evince quindi dal racconto che il popolo delle donne continua la sua lotta. Una lotta in memoria di una sorella che prima di loro è morta per la libertà. Il video vuole essere un monito, una metafora di una storia e una società italiana, ma anche personale di Giorgia. Le donne nel video lottano con la loro voce e gli uomini ne hanno paura. L’album di Giorgia è dedicato alla sua famiglia dal punto di vista femminile. Giorgia usa la sua voce come strumento di ribellione. Grazie all’incontro tra Nicolò Bassetto e di Giorgia, questo video diventa fulcro della narrazione del progetto Lamante e manifesto dell’album ‘In memoria di’.