Marco Termenana a Cologno Monzese con ‘Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli’

Last Updated: 14 Maggio 2024By Tags: , , ,

Libri

In occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, il 17 maggio prossimo, l’amministrazione comunale di Cologno Monzese ospita la presentazione del libro ‘Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli”, di Marco Termenana. L’appuntamento è alle 21, alla Villa Casati, Sala Pertini, in via Giuseppe Mazzini, 9

ROMANZI ISPIRATI AL SUICIDIO DEL FIGLIO GIUSEPPE

Marco Termenana con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato “Giuseppe”. I romanzi sono ispirati al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli, quando in una notte di marzo 2014 apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto. Con lucidità e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile, che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.

MANCATA TRANSESSUALITA’ E ISOLAMENTO

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, l’hikikomori, termine giapponese e letteralmente significa “stare in disparte”. Una malattia mentale consistente nella scelta di rifuggire dalla vita sociale e familiare che colpisce soprattutto i ragazzi giovani.

TERMENANA: “LA MEMORIA PER AIUTARE A RIFLETTERE”

“Non è la prima volta che la storia e quindi la memoria di Giuseppe viene colta per aiutare a far riflettere altri. Credo che, dopo anni che giro per l’Italia, la mia idea fissa si conosca: ho scritto solo per ritrovare mio figlio perché il dolore era (ed è) atroce e non si sopravvive senza un adeguato meccanismo compensativo, che ho trovato nella scrittura. Certo, se con la mia testimonianza posso portare valore aggiunto, sono contento e così avrò, di fatto, dato anche senso alla stupida ed inutile morte di mio figlio. La mia disperazione viene sempre scambiata per coraggio, ma, sta di fatto, che il mio raccontare le cose in modo schietto e verace, da quello che ho capito, aiuta a riflettere e a sviluppare un’azione di autodiagnosi. Ed è questo quello di cui forse abbiamo bisogno, indipendentemente dal transessualismo e dall’hikikomori”.

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