‘Ripartire da qui’, contro lo scetticismo dei tempi moderni. Viaggio nell’Italia dei progetti: il caso di Sesto San Giovanni
Contro lo scetticismo di questi tempi moderni, ma che paiono reiterare una disillusione congenita verso la capacità di cambiare e di evolvere del nostro Paese, esce per Edizioni LOW (nuova e dinamica casa editrice in Piacenza) un volume che ribalta la prospettiva: “Ripartire da qui”. Raccolta di reportage narrativi affidati dai due curatori, Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzani, a undici scrittori di generazioni e generi diversi, che rappresentano un viaggio nell’Italia che ha avuto un progetto.
(di Tina Guiducci)
Da Barbiana a Ivrea, da Gorizia a Cinisi il nostro Paese ha espresso iniziative imprenditoriali, sociali, culturali capaci di coinvolgere la comunità e segnare un cambio di passo verso un futuro, in una parola, migliore. È ancora possibile oggi ispirarsi a questa eredità? Progettare in comunità? Anche Sesto San Giovanni è stato un laboratorio straordinario per l’impresa e il sociale, che ne è stato oggi di quella vitalità politica? Di quella forza produttiva? Nella cittadina che prende il nome dalla breve distanza che la divide da Milano, è stata la scrittrice Lucia Tilde Ingrosso, che mercoledì, presso la libreria Il Trittico (via San Vittore 3 ore 18.00), presenterà ‘Ripartire da qui’, insieme ai due curatori. L’abbiamo incontrata.
Cominciamo dall’inizio: nel corso del Novecento a Sesto San Giovanni, la ‘Stalingrado d’Italia’, si rafforza l’identità di città industriale accogliente e progressista. Quali sono i presupposti di una socialità di questo tipo?
«Il presupposto, secondo me, è rappresentato dalla centralità del lavoro e dall’importanza data alle persone che collaborano per il risultato finale, a prescindere da provenienza, ruolo, retribuzione. Il lavoro – quando c’è ed è inserito in una cornice di meritocrazia e condivisione – è un grandissimo acceleratore di socialità e democrazia. Se questo è successo proprio a Sesto San Giovanni, evidentemente, è anche perché qui c’è una maggiore propensione delle persone verso questi valori».
Poi però arrivano gli anni Novanta e le acciaierie cominciano a chiudere. L’ultima in ordine di tempo è la Falck, nel 1996. Cosa succede a una città che si trova a convivere con il distretto produttivo dismesso più grande d’Europa?
«Il cambiamento è sempre difficile da gestire, anche quando è positivo. Figurarsi quando spazza via realtà produttive e posti di lavoro, come in questo caso. E quando obbliga a una riconversione, di certo problematica. Succede così che ogni cosa ritorni in discussione, chiamando tutti a decisioni difficili. A monte, grossissimi interessi economici legati alle grandi aree industriali a cui trovare nuove destinazioni d’uso».
Come se non bastasse, ci si mette la sfiducia nella politica. Siamo nel 2011 e i magistrati indagano alcuni politici per il sospetto che abbiano intascato mazzette da imprenditori interessati a riqualificare l’immenso patrimonio immobiliare. Così, dopo settant’anni di giunte di sinistra, abbiamo prima un sindaco di Forza Italia, poi uno della Lega…
«Filippo Penati e gli altri imputati sono usciti assolti dall’inchiesta. Ci sono voluti sei anni, con pesanti conseguenze sul piano sia personale che politico. Le indagini riscontrarono delle zone d’ombra nella gestione dei grossi interessi immobiliari in ballo, ma questo non basta a spiegare il cambio di colore della giunta. In base alle voci che ho raccolto, una delle opinioni prevalenti è che i politici di sinistra abbiano smesso di frequentare le strade e i mercati, finendo così per non avere più un contatto diretto con la popolazione. Se non sai che come vive e che cosa vuole il tuo elettore, facilmente finirai per perderne il consenso».
Sesto San Giovanni però non può finire del cratere del Vulcano, che ieri era uno stabilimento della Falck e oggi è un grande centro commerciale. O se ci finisce, deve avere la speranza di riemergere. C’è un lieto fine possibile, che si metta di traverso alla dissipazione di un patrimonio valoriale così grande e diffuso?
«Certo. Al Carroponte si esibiscono artisti di ogni genere ed età, richiamando migliaia di fan. I progetti per riqualificare le aree dismesse sembrano prevedere anche abitazioni a prezzi calmierati e spazi per il cohousing sociale. E ci sono tanti giovani di Sesto, che oggi portano avanti i valori dei “martiri sestesi”. Perché un luogo che, come questo, ha fatto accadere tante belle cose per tutto il Paese può farle accadere di nuovo».
LUCIA TILDE INGROSSO
Lucia Tilde Ingrosso, giornalista, è nata a Milano, cresciuta a Cortona, legata alla Puglia. A oggi ha pubblicato poco meno di venticinque libri, alcuni a quattro mani con Giuliano Pavone: molti i gialli, ma anche rosa, noir, manuali umoristici, narrativa per i più giovani. I più recenti sono il thriller Una sconosciuta (Baldini+Castoldi, 2018), il romanzo biografico Anna Politkovskaja. Reporter per amore (Morellini, 2022) e la saga familiare I Monteleone (Baldini+ Castoldi, 2023).