HIP HOP CODICE DI COMUNICAZIONE DEL 21ESIMO SECOLO
“La cultura hip hop è nata negli Anni Ottanta del Novecento ed è diventata il codice della comunicazione del 21mo secolo”, spiega Flycat, al secolo Luca Massironi: “È un genere perfettamente a suo agio in una scuola, perché alla base della cultura hip hop c’è proprio la spinta a tramandare gli insegnamenti e a creare continuità nella discontinuità che ci circonda. Della cultura hip hop hanno sempre fatto parte i graffiti, la break dance, il rap come poesia di strada, un canto senza canto, e la musica dei dj, il Beat. Siamo lontani anni luce dalle derive che ha preso certa musica rap attuale, dove sento lanciare messaggi superficiali e pericolosi. Desidero solamente insegnare ai ragazzi a distinguere fra la cultura, anche meno convenzionale, e quello che è solo click baiting ed esaltazione violenta”.
RAP, LA CNN DEI QUARTIERI
D’accordo anche Esa, che ricorda come il rap venisse definito “la CNN dei quartieri” per la sua capacità di raccontare quello che accadeva nelle strade e nelle situazioni più disagiate e di cui i media ufficiali non si occupavano. “È giusto raccontare i guai e denunciare il disagio, non celebrare la violenza. Lavorando nelle scuole e spiegando l’origine del rap come poesia riusciamo a dare ai ragazzi un contesto in cui inquadrare il linguaggio e le storie.
LA RASSEGNA
La rassegna di produzione musicale Unplugged BDC ospita durante l’anno scolastico una serie di artisti noti nel panorama dell’Hip Hop, nazionale e internazionale, tutti legati al writer FLYCAT, con l’obiettivodi incontrare i ragazzi e dialogare con loro. E il dialogo avviato pare regalare davvero lezioni importanti ai ragazzi, che si fanno a loro volta creatori di ponti culturali. Racconta FLYCAT: “Durante una mia lezione “Urban Sign” con le classi year 5 e 6 la mia allieva Rodina mi ha chiesto se volessi vedere come scriveva il suo nome in arabo. Ho risposto di sì, naturalmente, con la proposta di scrivere in arabo anche il mio nome. Dimostrando una capacità e un controllo non indifferenti, Rodina ha scritto e trascritto la fonetica araba di FLYCAT e dei nomi dei suoi compagni, utilizzando poi per sé una firma in caratteri latini. Nella semplicità del suo gesto è racchiusa tutta quell’energia creativa i bambini sanno esprimere e mostrarci. Seppur – forse – inconsapevolmente, Rodina ha creato un solidissimo ponte culturale”.