LONDRA/ La luce dell’arte nel gotico inverno inglese. L’algoritmo sfida il videomapping
(dalla nostra corrispondente dal Londra, Antonella Zangaro)
Nei mesi più bui dell’anno l’Inghilterra celebra la luce. La facciata della cattedrale medievale di Durham è trasformata nello specchio che riflette una geometria liquida e astratta. La navata centrale è illuminata da 4.500 bulbi di luce svolazzanti impalpabili che riverberano il battito del cuore di chi espone il suo polso, mentre il chiostro accende archi a tracciare il passo degli antichi monaci ed un candeliere di 3 metri composto di 61 lampadari antichi in vetro si cala dal soffitto della sala Capitolare. E’ iniziata a metà novembre a Durham e finirà in gennaio, la grande festa della luce che costella il Regno Unito con appuntamenti fatti di arte, storia e scenari fiabeschi creati per il Natale.
Lumiere: quando gli spazi cambiano forma nella luce della notte
Da 14 edizioni, Lumiere, la Biennale dell’arte della luce, trasforma la città, nota per la sua università e per la cattedrale patrimonio dell’Unesco, in una mostra a cielo aperto dove la creatività si esprime attraverso luce, colori e forme ad alto impatto. Durham ospita artisti contemporanei da tutto il mondo che sono chiamati a trasformare lo spazio fisico del quotidiano di 40.000 abitanti in uno spettacolo che chiama 160.000 persone in un lungo week end di metà novembre. Il buio cambia la percezione degli spazi che gli artisti plasmano riempiendoli di forme immaginarie in una città che sta su una collinetta, protetta da un fiume, che oggi cambia la sua vocazione trasformando gli edifici in disuso in alberghi pronti a ricevere visitatori ispirati dalla LightArt più acclamata d’Europa. Gli organizzatori si sostengono con il crowdfunding, tanto in voga nei paesi anglosassoni e in cambio di vedono regalare alcune installazioni che entrano a far parte dello spazio urbano per sempre.
La cattedrale italiana della Materia Assente
Quest’anno tra gli artisti figurava anche Edoardo Tresoldi, che a Durham ha portato la gemella di Sacral, opera che fa parte della collezione del MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna. La cattedrale di Tresoldi è espressione della “Materia Assente”, è una rievocazione dell’architettura classica con l’ordine competitivo rinascimentale. La rete di ferro bianca creata cattura la luce e la lascia scappare dove serve lanciare in alto simulacri di volte e tensione verso la volta celeste. La cupola è svuotata e, paradossalmente, solo la notte, con il suo faro la sa ricomporre. Edoardo Tresoldi lavora a Milano, l’architettura e la musica sono il suo linguaggio contemporaneo alla ricerca delle radici. Ha esposto a Coachella, in Oriente, oggi in Gran Bretagna, presto a Bari e sempre nel suo studio a Milano.
L’arte dell’algoritmo
Con lui, il lavoro suggestivo di Daniel Canogar, artista spagnolo che scioglie le opere d’arte contenute nella Spanish Gallery di Auckland Bishop sulla sua facciata esterna. Non si confonda il lavoro dell’algoritmo con il più popolare Video mapping tanto in voga ultimamente. Canogar non usa proiettori per trasmettere un prodotto pre confezionato, l’artista visual affida la scomposizione e ricomposizione delle sue immagini ad un algoritmo che prende El Greco, Velasquez, Murillo che sono esposti nel museo e li lascia precipitare mentre si rimescolano in forme e colori che scivolano giù fluidi lungo la facciata del palazzo riaperto nel 1838. Non c’è un inizio, non c’è una fine. Tutto è una eterna realizzazione che non si riproduce mai uguale a se stessa.
Waddesdon Manor accende il Natale delle favole
C’è invece tutta la suggestione della continuità e della riproduzione fedele a se stessa nella trasformazione che illumina di fiabesco la facciata di una delle residenze più esclusive e ricche di storia, Waddesdon Manor. Ad un’ora di treno da Londra, il castello del Buckinghamshire voluto dal barone Ferdinand de Rothschild nel 1874, ha già inaugurato la sua edizione di luci per Natale. C’è il lavoro di artisti e visual nella favola raccontata in un castello delle favole che lampeggia di oro e rosso; bianco e arcobaleno per cambiare veste al suo abito neo rinascimentale. Il tema di quest’anno è un invito a riscoprire fiabe come Alice nel Paese delle Meraviglie, Peter Pan e La principessa dei Ghiacci attraversando le stanze dove si custodiscono oggetti appartenuti alla regina Maria Antonietta, dove hanno preso il te Matisse e la principessa Diana e dove la famiglia reale è di casa da sempre. Tutto si tiene qui e le pareti porpora lasciano svolazzare il luccichio di Trilli mentre, in una sala fatta di affreschi e stucchi preziosi, sul tavolo è pronta la merenda di Alice, Stregatto e del Cappellaio Matto. E basta uscire per perdersi nel giardino dove ritrovare la luce che costruisce le architetture del sogno che liberano la fantasia. E se i più piccoli saranno affascinati dalla confusione che si genera tra ciò che sembra e ciò che appare, gli adulti avranno tutto i tempo per rinunciare alla razionale analisi del vero. Fuori dal castello, il bosco è un percorso che si illumina di blu e disegna di arancione, di rosso e di magia le foglie degli ippocastani, dei platani di Londra, dei sicomori e gli aceri giapponesi. In questa stagione dell’anno, la luce si fa pura materia d’arte e aiuta a dimenticare il rigido e gotico inverno inglese.
(antonella zangaro)