MOSTRE/ Walter Albini, dal disegno all’abito
(dalla nostra inviata a Parma, Giulia Rossi)
Oltre cinquemila materiali progettuali, donati nel 1983 da Paolo Rinaldi e nel 1988 da Marisa Curti, dedicati allo stilista Walter Albini. Questo il patrimonio conservato ed esposto alla Sala delle Colonne del Csas di Parma, in occasione del quarantennale della scomparsa dell’artista. Una collezione eterogenea capace di restituire la figura di un genio della moda rimasto relativamente in disparte, non rispetto ai cambiamenti stilistici del settore, ma per come essi sono stati rappresentati dai media. Non è mai diventato mainstream, anche se Albini, è stato capace prima e meglio di altri di interpretare istanze del contemporaneo di cui il cosiddetto mainstream si è abbuffato successivamente. Si parte dagli esordi negli anni Sessanta alle ultime collezioni realizzate nei primissimi anni Ottanta per illustrare una visione avanguardistica attraverso disegni, documenti e abiti, bozzetti e studi preparatori, disegni destinati alla produzione; oltre a documentazione fotografica, groupages pubblicitari, release delle sfilate e articoli appartenenti alla rassegna stampa del periodo. Il disegno non è solo un tassello nel percorso creativo di Albini, ma potremmo definirlo il suo motore, strettamente legato alla cultura jugend, influenzato a più riprese dalla grafia di Paul Poiret e dalla cultura Liberty. Una rilettura di Chanel si unisce alle esperienze grafiche del Bauhaus e del Costruttivismo. Nel percorso grafico lungo un ventennio le suggestioni parigine dei primi anni Trenta si alternano a motivi geometrici di chiara matrice viennese, unitamente a un chiaro riferimento alla cultura Déco.