INTERVISTA/ Giangilberto Monti: “Milano negli anni si è culturalmente impoverita”
(di Daniele Rossignoli) “Milano, dal punto di vista culturale, si è impoverita”. Giangilberto Monti, allievo di Dario Fo e dello storico regista televisivo Vito Molinari, chansonnier, attore, scrittore e compositore e comico mancato, dopo anni dedicati alla musica francese torna al suo primo amore, Milano e i suoi artisti, dedicandogli, la scorsa settimana, una serata allo storico locale Zelig con il suo ‘Concerto alla milanese’, una selezione di sue canzoni, insieme a brani che hanno omaggiato il teatro-cabaret in salsa milanese, da Dario Fo a Enzo Jannacci e Nanni Svampa, ripercorrendo gli esordi di fine anni ’70 fino alle variegate frequentazioni artistiche di oggi, tra discografia, editoria e radiofonia.
Intervistato da IlMohicano Giangilberto Monti ricorda gli inizia della sua carriera artistica, quella di un comico mancato: “negli anni ’80 ho collaborato nella stesura dei testi con Aldo e Giovanni (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo ndr). Ho continuato per diversi anni a frequentare lo storico locale milanese poi Aldo e Giovanni, ai quali si era aggiunto Giacomo, hanno continuato a fare i comici io il cantautore. Adesso, dopo 37 anni sono tornato allo Zelig con un concerto di canzoni milanesi e anche mie, ed è stata una grande emozione”.
Da diversi anni Giangilberto Monti vive in campagna, al confine tra la Lombardia e il Piemonte, ma è sempre legato alla sua città natale ed è dispiaciuto nel vedere come sia cambiata, sopratutto dal punto di vista culturale. “Adesso -osserva- la maggior parte degli esponenti musicali milanesi sono dei rapper: un disastro, mancano le basi e c’è un linguaggio che fa paura. In Francia i grandi rapper ricantano le canzoni storiche del cantautorato francese -sottolinea- ma da noi nessuno è in grado di fare altrettando con i nostri cantautori. Se si ascoltano i testi di questi ragazzi, purtroppo c’è un abbassamento del livello che è drammatico. Questi ragazzi hanno vissuto in un mondo di sottocultura e quindi non fanno altro che replicare quello che hanno avuto intorno ma sono convinto che prima o poi qualcuno ricomincerà a leggere e scrivere buoni testi. La città si è impoverita, è una città che pensa solamente al denaro. Spero che le cose migliorino”.
“Io ho vissuto in periferia -ricorda- ma era una periferia completamente diversa da quella attuale. Inoltre in città mancano degli spazi per poter sperimentare, a Milano non c’è uno Zelig della musica. Non sono un nostalgico -ribadisce- ma la Milano negli anni ’70, ’80 era un sogno. C’erano molti meno soldi ma molta più voglia di fare, di rischiare. L’arte è rischio, ricerca. Adesso è più complicato ma bisogna aver la forza di proporre, di aumentare la qualità”.
Giangilberto Monti ha pubblicato saggi e dizionari per Garzanti, ha scritto per comici e cabarettisti, ha ideato e interpretato spettacoli di teatro-canzone e ha curato rassegne sul cantautorato italiano, pubblicando 18 album come cantautore e interprete, di cui gli ultimi sono ‘Le Canzoni del signor Dario Fo’ (Fort Alamo/Warner, 2018), ‘Maledetti Francesi’ (Freecom, 2019), ‘Tempi strani – Live’ (Fort Alamo/Sony, 2021) e ‘Françalien’ (Freecom/Believe, 2022). Ha collaborato spesso con la Radio della Svizzera Italiana (RSI), ideando radiodrammi musicali come ‘La Belle Époque della banda Bonnot’ (Prix Suisse 2004) e programmi sulla storia dello spettacolo. Da esperto della chanson française ha pubblicato divertenti saggi storici, ha riassunto il suo mondo discografico in ‘Romanzo musicale di fine millennio’ (Miraggi, 2016) e raccontato le canzoni di Dario Fo in ‘E sempre allegri bisogna stare’ (Giunti, 2017), da cui è tratto uno spettacolo di narrazione musicale con la jazz band di Paolo Tomelleri.
(Ros – Il Mohicano)