MUSICA/ Niccolò Agliardi ‘Sull’orlo del mondo’ a sostegno della Fondazione Corti e del Lacor Hospital in Uganda

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‘Sull’orlo del mondo (Ki Niye)’ (Edizioni Curci) è il nuovo singolo scritto dal cantautore, scrittore e podcaster Niccolò Agliardi a sostegno della Fondazione Corti per festeggiare i 30 anni di attività. Il rapporto tra il milanese Agliardi e la Fondazione è lungo decenni e ha come sfondo da una parte la città di Milano e dall’altra l’Uganda. Fu inizialmente la nonna di Agliardi, Joselinda, a sostenere i primi passi della Fondazione e oggi il testimone è passato a lui e a suo figlio Sam. Insieme sono partiti lo scorso giugno per il Lacor Hospital (uno dei maggiori ospedali non profit dell’Africa Equatoriale) dove insieme al musicista Enrico Zoni hanno scritto e registrato la maggior parte del brano, poi finalizzato a Milano, a cui hanno collaborato ai cori gli studenti delle scuole del Lacor.

Niccolò Agliardi ha presentato il progetto ieri sera durante l’annuale Cena Benefica per raccogliere fondi per la Fondazione nata nel 1993 a Milano su iniziativa di Piero Corti e Lucille Teasdale, per sostenere il St. Mary’s Hospital Lacor di Gulu (ospedale non profit fondato nel 1959 dai missionari comboniani nel Nord dell’Uganda). “Ho trascorso 10 giorni all’interno dell’ospedale – racconta Agliardi – raccogliendo quante più disperazioni e sorrisi possibili. E poi ho fatto ciò che ho imparato a fare nella mia vita fortunata: tradurre i sentimenti in qualche forma di racconto. Le canzoni sono il mio primo grande amore. Quello a cui torno quando ho bisogno di rassicurazione e di coraggio”.

‘Sull’orlo del mondo’, spiega l’artista “è l’essenza della mia infinita gratitudine verso un popolo che intende vivere e non sopravvivere; che è grato ad ogni alba, malgrado e nonostante le notti scure a cui è costretto. Sull’orlo del mondo ci sono uomini e donne che provano ad aggiustare tutto, con quello che c’è. Vite, famiglie, rapporti, ferite e ambulanze al grido di ‘KI NIye – Abbi fede nel cielo, ma soprattutto in terra. Negli uomini e nella loro gentilezza”.

I coniugi Lucille Teasdale e Piero Corti, medici a cui fu affidata la gestione dell’ospedale fin dal 1961, dedicarono tutta la vita a sviluppare il Lacor e formare il personale ugandese che li avrebbe poi sostituiti. Da subito il loro obiettivo è stato offrire le migliori cure al maggior numero di persone e al minor costo possibile. Per realizzare questo obiettivo è stato essenziale il contributo della Fondazione Corti, oggi presieduta da Dominique Atim Corti, figlia di Piero e Lucille. È soprattutto grazie alla generosità dei donatori della Fondazione, infatti, che il Lacor può continuare a essere una concreta speranza di guarigione per milioni di persone cosicché la popolazione ugandese possa diventare sempre più protagonista delle sfide sanitarie e sociali del proprio Paese.

Da oltre sessant’anni il Lacor Hospital garantisce cura e sviluppo in Nord Uganda, una delle aree più fragili del pianeta, devastata da anni di guerra civile e oggi dalle malattie della povertà: malaria, polmoniti, gastroenteriti, HIV. Ogni anno, accoglie, visita e cura oltre duecentomila pazienti, soprattutto donne e bambini, le persone più vulnerabili e ogni anno nascono in media 8 mila bambini. Volute da Lucille Teasdale nel 1973, oggi nelle scuole del Lacor (per infermiere, ostetriche, assistenti di sala operatoria e tecnici di laboratorio e anestesia) studiano circa seicento giovani e l’ospedale è anche polo universitario della Facoltà di medicina di Gulu contribuendo così a formare il futuro personale sanitario del Paese.

Inoltre, il Lacor Hospital è un fondamentale motore di sviluppo economico e sociale: i suoi 700 dipendenti mantengono in media otto persone ciascuno e garantiscono la possibilità di studiare ai bambini della famiglia allargata e della comunità. Il sogno di passare il testimone alla popolazione locale è divenuto realtà nel 2008, anno in cui sono diventati direttori tre medici ugandesi.

(Ros – Il Mohicano)

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