Musica e intelligenza artificiale: un dilemma anche giuridico

Last Updated: 20 Settembre 2023By

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(di Redazione)

L’intelligenza artificiale interessa da vicino anche il mondo della musica: se da un lato si assiste a un numero crescente di artisti e produttori che si affidano alle potenzialità delle nuove tecnologie per sperimentare forme musicali innovative e produrre contenuti creativi, dall’altro la rivoluzione innescata dai robot sta creando dilemmi giuridici non indifferenti. Una spaccatura che converge nella medesima opinione sull’importanza dell’apporto umano e sul ruolo fondamentale dell’artista nel processo creativo, come rilevato anche dall’indagine di Giffoni Film Festival Innovation Hub, Fimi e Comune di Napoli presentata all’ultimo festival. Secondo i risultati della prima ricerca italiana sul rapporto tra musica e intelligenza artificiale, il 49% degli intervistati under 34 – percentuale che sale al 70% negli adulti – l’AI non sostituirà la creatività degli artisti, mentre accadrà solo per il 37% della Gen Z.

Lorenzo Ferrari, Mirai Bay

“L’AI accelera il ritmo, ma è il battito umano a dare l’anima alla musica – recita Lorenzo Ferrari, batterista dei Vittoria and the Hyde Park, una delle band più forti nel panorama pop dance italiano, e CEO di Mirai Bay, la prima agenzia di digital marketing e growth hacking in Italia. “L’intelligenza artificiale, straordinaria compagna di viaggio nel mondo digitale, è un valido strumento di efficienza e precisione, ma è il nostro spirito creativo, la passione e l’autenticità delle nostre esperienze che si rivelano irripetibili ingredienti di un’esperienza musicale di valore. Mentre l’IA ottimizza e migliora la pratica quotidiana del fare musica, la vera magia scaturisce dall’inestimabile connubio tra l’evoluzione tecnologica e la nostra natura umana. Sebbene l’AI possa essere uno straordinario strumento, è il cuore dell’artista che dà forma a suoni carichi di significato e portatori di emozioni che toccano il profondo dell’anima, e che restano impresse nell’eternità dell’arte”.

L’avvocato Nicola Scaldaferri, di Cosmo Legal Group

Intanto, l’industria discografica si attiva contro la disseminazione di musiche generate con l’AI e falsamente attribuite ad artisti noti, come la traccia recentemente realizzata clonando le voci di Drake e The Weeknd e ritirata dalle piattaforme di condivisione a seguito di segnalazione degli aventi diritto. Come afferma l’avvocato Nicola Scaldaferri (nella foto), di Cosmo Legal Group, “le principali preoccupazioni dell’industria culturale di fronte a questa novità, sono relative, da un lato, a come la predetta IA venga ‘nutrita’ o addestrata, ovvero con quali dati e materiali e, dall’altro, a come poi il prodotto finale realizzato dalla IA venga presentato e distribuito al pubblico. Le istanze del settore sono che l’IA e i suoi operatori rispettino le regole fissate dal diritto (in particolare d’autore) e che il processo di elaborazione dei dati e di successiva comunicazione al pubblico del risultato finale sia il più trasparente possibile”.

Elisabetta Berti Arnoaldi, Partner dello studio legale Sena & Partners

L’avvocato Elisabetta Berti Aldoardi, Partner dello studio legale Sena & Partners, affermata realtà professionale nel campo della proprietà intellettuale e industriale, ricorda un caso analogo: “non è novità di oggi, la collaborazione tra uomo e macchine, più o meno intelligenti, anche nell’ambito dello spettacolo. Basti pensare che risale a più di 5 anni fa il caso che ha dato origine alla prima pronuncia della Cassazione che, all’inizio di questo anno 2023, ha per la prima volta sfiorato il tema del diritto d’autore riguardo ad una coreografia (un unico fiore ‘roteante’ sul palco) realizzata con un software, ovvero con l’intelligenza artificiale. I Giudici della Cassazione si sono spinti ad ipotizzare un giudizio di fatto per verificare se, ed in quale misura, lo strumento del software avesse assorbito l’elaborazione creativa dell’uomo, ovvero dell’artista. Si può pensare che se l’esito dell’ipotizzato giudizio avesse rivelato la prevalenza della macchina, la conclusione sarebbe stata il pubblico dominio, ovvero la negazione del diritto d’autore. A che pro, infatti, attribuire un diritto di esclusiva a chi non possiede la capacità per disporne?”.

 E anche dall’Europa arrivano regole sempre più stringenti volte a una maggiore trasparenza e protezione della proprietà intellettuale come dimostra l’ultimo emendamento inserito nell’AI Act, il primo esempio di regolamentazione sull’intelligenza artificiale, che prevede la condivisione da parte delle aziende che realizzano strumenti di AI generativa delle fonti coperte da copyright utilizzate per addestrare gli algoritmi.

Daniela De Pasquale, Partner dello studio legale Ughi e Nunziante

Siamo tutti in attesa dell’adozione del cosiddetto AI Act che richiederà che siano resi pubblici riepiloghi dettagliati dei dati protetti da copyright utilizzati per lo sviluppo di opere”, spiega Daniela De Pasquale (nella foto), Partner dello studio legale Ughi e Nunziante.La diffusione di strumenti di IA moltiplica esponenzialmente le possibilità di fabbricare nuova musica, sostituendosi al musicista nel processo di creazione umana, fornendo un ausilio nell’arrangiamento, favorendo l’adattamento ad uno specifico stile, categoria, sonorità o mood sulla base di opere dello stesso genere. Da qui, nasce la necessità di proteggere la creatività degli autori e garantire una remunerazione agli artisti e produttori coinvolti nel processo creativo ed ai vari soggetti impegnati nella filiera distributiva. E di assicurare ai titolari il pieno controllo delle modalità di utilizzo delle loro opere, adottando un modello condiviso di licenze e soluzioni tecnologiche. Insomma, i tempi sono maturi per nuove regole”.

 

 

 

 

 

 

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