Al National Theatre di Londra ‘Dear England’, la maledizione del rigore. Con Joseph Fiennes
(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)
La bellezza di Joseph Fiennes, che tolti i panni di Shakespeare In Love, veste quelli più maturi di Gareth Southgate, l’allenatore dell’Inghilterra con il quale vanta una somiglianza impressionante. Al National Theatre di Londra ha appena debuttato ‘Dear England‘, lo spettacolo scritto da James Graham, considerato colui che sta riscrivendo la storia inglese e che è stato anche autore di un episodio di The Crown. La storia messa in scena sa di esame di autocoscienza collettiva per il Paese che ha inventato il calcio ma non riesce a vincere quanto vorrebbe e che sa raccontarlo con l’ironia spietata britannica e quel dolore che solo il tifoso può capire, perché lo sente nelle viscere. L’Inghilterra, la sua bandiera bianca con la croce rossa, sconta la maledizione delle finali ai rigori e per superare il trauma ed il blocco del gol si affida ad una psicologa, Pippa Grange. Southgate è il protagonista e propulsore della ‘rivoluzione gentile’ condotta dal 2016 a suon di integrità morale, compassione e psicanalisi. Lui sa perfettamente di cosa parla dal momento che ha nel piede il gol mancato nel calcio di rigore nella semifinale decisiva degli europei del 1996 che ha tormentato i suoi peggiori incubi trasformandolo nell’allenatore elegante ed attento a fare squadra, giocando contro la malasorte. Lo spettacolo salta, balla e simula le azioni di gioco tra volteggi e cameratismo da spogliatoio in un gruppo sempre da costruire, soprattutto quando di mezzo ci sono colori e storie da amalgamare; così come cerca di fare l’Inghilterra nel suo quotidiano pasticcio di culture alla londinese.
‘Dear England’ prende il titolo dalla lettera aperta che Southgate scrisse ai fan il 20 Marzo 2021 per incoraggiarli a resistere nei tempi bui del Lockdown. Un appello fare squadra nel momento della grande difficoltà ed una attenzione rivolta al benessere psicologico oltre che fisico, contro il virus della paura, dell’incertezza e della solitudine. La storia dell’uomo, della squadra, del Paese si intrecciano mettendo sul palco anche i clown della politica, caricature dei Primi Ministri della cronaca più recente, da Theresa May, a Boris Johnson fino alla breve avventura di Liz Truss. Tutti a vendere parole ed incapaci di fare gol per mandare il Paese all’incasso. Se non per vincere una coppa, almeno per un trionfo sul piano nazionale ed internazionale. Invece anche qui, il rigore fallito è la Brexit, la mancata integrazione con i giocatori stranieri, di colore, così come per gli stranieri respinti dalle nuove regole sull’immigrazione. In scena, anche il parlamento e la politica diventano i luoghi della maledizione del rigore, i palazzi dove si fa show ma non si fa gol. L’Italia c’è, con uno (ingiustamente) spocchioso Fabio Capello, commissario tecnico dal 2007 al 2012, che bofonchia in italiano e si perde tra le caricature sul palco; ma soprattutto l’Italia batte cassa quando uno ad uno vengono snocciolati, simulati ed insaccati i calci di rigore che hanno portato la nazionale degli azzurri a trionfare a Wembley, alla finale degli europei del 2022. La tristezza degli inglesi porta fino alle lacrime il pubblico impietrito mentre fibrilla la malcelata soddisfazione degli italiani presenti in teatro. Difficile trattenere l’entusiasmo, ma si tace per rispetto di una squadra, di un Paese che su quel palco, accompagnato dall’eleganza e dalla lungimiranza del suo allenatore, porta avanti il suo esame di coscienza, impara a capire come si guarda in faccia l’avversario quando non si può mostrare di avere paura di tirare e fare gol. Così come si piange e poi ci si ricompone quando si porta a casa una sconfitta che fa rabbia, che fa gettare la colpa sui più deboli, magari con la pelle nera e le radici a sud dell’Europa. Ed infine, così come si supera il trauma cantando l’inno della vittoria per cui vanno pazzi i tifosi dell’Inghilterra, ‘Sweet Caroline’ di Neil Diamond, che non cambia a seconda che sul trono ci siano un re o una regina da salvare, ma salva gli inglesi dai loro fantasmi e dai loro tormenti. A teatro, il finale porta la standing ovation commossa e convinta. E’ autoassoluzione collettiva. Lo spettacolo resta in scena fino all’11 agosto presso il National Theatre di Londra a South Bank.