Mahmood da Londra, ambasciatore dell’Italia alla conquista dell’Eurovision

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(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)

Lunedì 2 maggio, allo scadere dell’Early May Bank Holiday, Mahmood ha portato almeno 2000 persone e tante bandiere della Sardegna a gremire l’O2 dello Shepherds Bush Empire per conquistare Londra. Un concerto già rimandato due volte a causa della pandemia che, però, ora ha un valore ancora più forte. Londra, di fatto, ha salutato l’artista che rappresenterà l’Italia al prossimo Eurovision e l’occasione è diventata un piccolo evento per celebrare l’italianità presso la sede dell’Ambasciata nel cuore di Mayfair. Probabilmente buttato giù dal letto troppo presto all’indomani di un concerto “che sembrava di essere dentro un film”, Mahmood è stato salutato da ospiti espressione del mondo della musica che parla italiano ed è di stanza a Londra: artisti, produttori, case discografiche, musicisti e naturalmente giornalisti con varie ed eventuali.

Ad accoglierlo l’ambasciatore Raffaele Trombetta ed una serie di cellulari schierati per fare selfie ai quali si è concesso generoso e sorridente dietro agli occhiali da sole bianchi. Se l’idea dell’Ambasciata è quella di aprire le porte ai giovani, come ha spiegato Trombetta, il sogno è quello di includere Mahmood tra gli ambasciatori del Made in Italy nell’ambito dell’ultima campagna per la valorizzazione dell’italianità ‘be-IT Generation‘.

“Una campagna di valori per dire cosa significa essere italiano attraverso la creatività, la moda, l’innovazione e lo stile. Tutto quello che, così come Mahmood – spiega il padrone di casa – rappresenta l’Italia che tanto è amata nel mondo”. Due parole sul piccolo palco allestito per l’occasione nelle bellissime sale del palazzo al civico 4 di Grosvenor e tutte rigorosamente in inglese.

Mahmood racconta l’emozione di poter finalmente tornare ai concerti dal vivo e il rapporto speciale che ha con Londra. “La prima volta sul palco qui era stato nel 2019 all’Under The Bridge” ricorda, spiegando la tensione che si crea di fronte al pubblico quando sei all’estero. “E’ tutto da capire; non sai mai chi hai davanti. Certo, ieri sera ho visto tantissime bandiere sarde e questo aiuta, ma è solo quando cominci a cantare che capisci davvero chi hai di fronte e la cosa più bella è sentire cantare le tue canzoni con un accento un pò diverso. E’ pazzesco”.

“Un concerto – continua – è uno scambio, è anche sentire la gente che canta le tue canzoni ed è meraviglioso”. Così emozionante che non manca di ricordare come la sera prima, durante l’esibizione, un tacco degli stivaletti si è staccato lanciandosi dal palco verso il pubblico. Quando glielo hanno restituito, sulle prime, l’artista pensava fosse un regalo di qualche fan tra la folla, invece era il tacco che lo ha costretto ad un cambio scarpe mentre concordava col pubblico quale canzone cantare dopo.

Ecco, anche questo dà senso all’emozione vissuta la sera precedente, ancora viva il giorno dopo e condivisa con un pubblico più formale, sicuramente, ma altrettanto coinvolto. Ancora qualche scambio di battute con l’Ambasciatore Trombetta ed il pensiero va diretto all’Eurovision, che sarà, ricorda Mahmood, “ad un’ora da casa mia”. “Chissà se qualche volta mi sarà possibile andare a dormire a casa, nel mio letto” si è chiesto divertito. Sì, divertito perché questo è il sentimento che vuole trasmettere con la faccia sempre tra lo stupito, per tanto clamore e il gioioso, nella consapevolezza di saperlo tutto rivolto a sé.

L’Eurovision lo vede su quel palco per la seconda volta, non ancora un veterano, come invece qualcuno prova a dirgli come a dargli un pizzicotto che, però, restituisce immediatamente al mittente. Lui sorride, si prepara alla sfida come davanti ad una bellissima occasione, ma senza ansia. “Io soffro già tremendamente di ansia – confida – ne ho sempre a palla” (questo lo dice in italiano).

“Questa volta voglio vivermela tutta step by step, senza pensarci troppo perché se ragioni…. E soprattutto, non devo vivere Eurovision sentendo il peso di giocare in casa. Deve essere come a Sanremo, divertiamoci e rendiamo tutto più naturale e spontaneo”. Concreto, divertito ed onorato per la responsabilità che sente. “Io so che nel mio lavoro la cosa più importante è stimolare le persone, portarle ad essere ispirate. Io stesso, grazie ai miei tour, traggo ispirazione da tutto quello che vedo intorno a me. E sono sempre consapevole di non rappresentare solo me stesso”. La stessa consapevolezza che gli fa ribadire che vorrebbe che a d essere premiata all’Eurovision fosse l’Ucraina, che sta vivendo una situazione non bella.

“Noi artisti possiamo contribuire nel modo che ci viene più naturale,  perché possiamo distrarre e regalare arte sul palco e sui social, il più possibile”. Quello che succede in Ucraina, spiega, “è un fatto così complesso che io mi sento inerme e tutto quello che dici sembra inutile se non banale. Posso solo rispondere con le mie armi: la mia musica”. Questo è Mahmood, che prima di salutare anticipa che sta lavorando ad un nuovo progetto e che questo stesso progetto ha portato le telecamere a seguirlo un pò ovunque. Anche a Londra, la città che ogni volta gli regala quelle Good Vibes che lo hanno incantato ed ispirato da quando era adolescente e scopriva la sua passione per la prima volta.

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