INTERVISTA/Beppe Carletti (Nomadi): “Finalmente si riparte in tour, nel ricordo di Augusto”
(di Daniele Rossignoli) “Finalmente si riparte”. Beppe Carletti non vede l’ora di salire sul palco con i suoi Nomadi e partire per un lungo tour teatrale intitolato ‘Ma che film è la vita’, dall’ultimo disco inciso assieme ad Augusto Daolio trent’anni fa, poco prima della sua scomparsa. La prima tappa del tour domani sera, sabato 5 marzo, a Roma, all’auditorium Parco della Musica, dove i Nomadi racconteranno, attrarverso le loro canzoni, oltre cinquant’anni di vita, ma sempre pensando al domani. “I Nomadi, come diceva Augusto, sono come l’Uomo Mascherato: non muoiono mai”. Spiega Beppe Carletti intervistato da IlMohicano. “Non perché siamo i più bravi ma, forse, perché siamo i più coerenti. Abbiamo sempre creduto in quello che facevamo e che facciamo e non ci siamo mai lasciati condizionare da niente e nessuno, anche quando ci hanno messi da parte e nessuno credeva in noi”.
La storia dei Nomadi è veramente lunga “e per certi versi anche travagliata”, ricorda Carletti. “Abbiamo attraversato momenti difficili, come quello delle Brigate Rosse, vissuto tragedie come quella della diga del Vajont, l’uccisione di Kennedy, e tanti altri fatti tragici che lasciano il segno dentro di te e che magari, inconsciamente, ti portano a scrivere determinate canzoni. C’è stato un momento della nostra storia in cui i nostri concerti venivano interrotti per protesta. Abbiamo vissuto un’epoca che se non avevi le spalle larghe non andavi avanti. Noi, con la nostra caparbietà non ci siamo mai arresi e siamo ancora qua. Augusto amava ripetere: ‘che bello sarebbe, se una volta che noi non ci saremo più, i Nomadi potessero continuare il nostro cammino'”.
“Ma essere Nomadi non è facile -sottolinea Beppe Carletti- bisogna prima di tutto essere coerenti, amare quello che fai e saper stare in mezzo alla gente. I Nomadi e le nostre canzoni sono delle storie a sè, descrivono la vita e la quotidianità. Noi abbiamo cantato la storia di Cico Mendes, di Salvador Allende non cosine così. Augusto ha scritto ‘Il pilota di Hiroshima’. Chi avrebbe mai potuto pensare ad un brano del genere. Non ci siamo mai fatti prendere dal successo, non siamo mai stati dei modaioli e questa è la nostra forza. Negli anni ’80, quando nessuna casa disografica ci voleva ed eravamo tagliati fuori da tutto e da tutti, siamo andati avanti, ci siamo autogestiti ma credevamo in quello che facevamo”.
La scomparsa di Augusto Daolio e quella del bassista Dante Pergreffi, avrebbero potuto mettere al tappeto Beppe Carletti e i Nomadi che invece hanno rialzato la testa e continuato proprio nel nome dei due amici scomparsi. “Dopo la morte di Augusto -ricorda- non è stato facile pensare di poter continuare. Avevo anche parura di affossare tutto quanto fatto dai Nomadi, temevo che la gente non avrebbe accettato il fatto che noi continuassimo. Ma era talmenmte grande l’amore delle persone per i Nomadi che, anzi, è stata proprio la gente a spingerci ad andare avanti, a ricordare Augusto e Dante con la nostra musica. Il nostro vanto è avere un pubblico così, che ci spinge ancora oggi a non smettere”.
Il 2022 rappresenta per i Nomadi una data storica: oltre a ricordare il trentennale della scomparsa di Daolio e dell’ultimo album inciso, coincide anche con i cinquant’anni dall’uscita di ‘Io vagabondo’, forse il brano che, più di altri, li rappresenta. “Lo presentammo al ‘Disco per l’estate’ nel ’72 – ricorda Carletti- manifestazione che era divisa in tre serate: due semifinali e la finale al sabato. Noi ci eravamo esibiti durante la prima serata e mentre eravamo tranquilli seduti dietro al palco sentimmo il presentatore annunciare che avevamo vinto quella serata. Nessuno di noi voleva crederci ma neppure gli altri cantanti. C’era un certo scetticismo sul nostro brano tant’è che la stessa Ornella Vanoni, che era vicina a noi, disse che non era possibile che un gruppo potesse vincere la manifestazione. E infatti, nella serata finale arrivammo tredicesimi su quattordici. ‘Io vagabondo’ però è ancora qui ed è questa la nostra vittoria”.
Insomma, la storia dei Nomadi è una storia infinita: “una storia che non ha eguali -sottolinea Carletti- che ha visto alternarsi ben 24 componenti nel gruppo durante gli anni, e poter ripartire, dopo due anni di silenzio quasi totale, è la cosa più bella che ci possa accadere in un momento così difficile come questo. Poter vedere la gente che, seppur nascosta da una mascherina, ride con gli occhi ci ripaga di tanti sacrifici. Ricordare poi Augusto non solo come cantante ma come uomo, a trent’anni dalla sua scomparsa, ci riempie di orgoglio. Come sempre sul palco con noi ci sarà anche lui a dirci di andare avanti, di non mollare mai”.
Queste le prima date del tour:
5 marzo 2022 Roma – Auditorium Parco della Musica
14 marzo 2022 Milano – Teatro Lirico
16 marzo 2022 Bologna – Teatro Duse
31 marzo 2022 Firenze – Tuscany Hall
28 aprile 2022 Bergamo – Teatro Creberg