Marco Castello ricorda le ‘Luminarie’ della sua città, Siracusa, per la festa di Santa Lucia patrona della città
Un brano a sorpresa, ‘Luminarie’ (42 Records) per Marco Castello nel giorno ‘dell’ottava’ di Santa Lucia, per chiudere idealmente la festa della patrona della sua città, Siracusa. La musica di Marco Castello è legata a doppio filo alla sua terra, alle tradizioni di un’isola unica, a quella lingua a tratti quasi misteriosa e inafferrabile che spesso mischia all’italiano nelle sue canzoni. Anche in questa. Nel brano ci sono gli anni passati a studiare jazz, una componente importante della formazione musicale di Marco Castello, ma anche riferimenti e influenze diverse, c’è la magia di un momento di festa, ci sono le luminarie.
“Tutto ciò che produce luce -racconta l’artista siciliano- è un prodigio strano, magico e misterioso, dal fuoco, al cielo, a uno schermo, cosa sia questa onda-particella non lo so di certo io, ma qualsiasi cosa si illumini catturerà magneticamente, anche solo per un po’, gli occhi e l’attenzione di chi la guarda, come succede al pesciolino che nel buio degli abissi si imbambola ipnotizzato davanti all’illicio illuminato del predatore, prima di essere inghiottito in un guizzo. Ecco, io sono particolarmente sensibile alle lucine, se fossi pesce non durerei un’ora fra le esche bioluminescenti dei fondali, abboccherei subito, guarderei per ore le intermittenze lucenti in uno stato di trance”.
“Quando per le feste la città si imperla di lampadine -prosegue Marco Castello- allora divento scemo, e se sto guidando rischio di essere un pericolo pubblico perché smetto di guardare la strada e mi perdo tra le costellazioni di led fra i palazzi, o sulle arcate sospese a motivi barocchi (prima, ormai qui sono sempre le stesse noiosissime fasce di filamenti dorati riciclate da almeno tre amministrazioni). Comunque quello è il vero segnale che arriva il Natale, evviva, che per di più qui rientra nello stesso periodo degli otto giorni di festa per Santa Lucia, patrona di Siracusa e venerata in tutto il mondo come simbolo di luce e di tante altre cose che non ci interessano, perché noi di luce stiamo parlando. Tuttavia -conclude- nonostante la meraviglia abbacinante, se non fosse per le luci e per un po’ di elettricità nell’atmosfera, più tempo passa meno me ne frega del Natale, quindi ne approfitto di notte per godermi in solitudine e in silenzio una delle poche cose che mi piacciono davvero di questo periodo: le luminarie”.
Credit Photo: Glauco Canalis