Il cantautore-professore romano Angelo Iannelli riscopre l’arcaismo ‘Malbene’ per descrivere un rapporto contrastato
Dopo l’excursus nel pop ironico e giocoso effettuato con l’ultimo singolo ‘Poema vocale’, il cantautore romano Angelo Iannelli riabbraccia melodie e atmosfere indie pop più notturne e malinconiche nel nuovo brano ‘Malbene’, prodotto dai fratelli Alessandro e Francesco Cosentino, fortemente influenzato dalla professione di Iannelli, che quando non indossa i panni del cantautore fa il professore di lettere in un liceo. Il titolo del brano è infatti un arcaismo da tempo scomparso dal vocabolario italiano: malbene vuole indicare, secondo l’accezione che ne dà l’artista, uno stato d’animo che non sia superficialmente catalogabile in termini positivi o negativi, per quelle notti in cui c’è bisogno che qualcuno ti stringa la mano nonostante tutto.
Una possibile derivazione della parola si può riscontrare già nel XIII secolo, nel sonetto La mia malinconia è tanta e tale di Cecco Angiolieri, dove è presente l’espressione “né mal né bene”. Sempre del XIII secolo potrebbe essere la prima attestazione della parola (scritta staccata), comparsa in una delle rime presenti nei ‘Memoriali bolognesi’ (1279-1300), precisamente nella poesia anonima ‘Io mi sono tutto dato a trager oro’, trascritta nel Recto della seconda copertina del volume di atti n. 374 del 1300 dal notaio Isfacciato d’Antonio da Montecatini: “Di ciò ch’un altro amante trarria pene, / spesse fïate mi fa ralegrare; / ch’i’ m’asotiglio di traer del mal bene / e de lo scuro lume”.