INTERVISTA/Moonage, le sonorità degli anni ’70 e ’80 sono immortali
(di Daniele Rossignoli) I Moonage sono tornati con il primo album ufficiale ‘E in fondo, che differenza fa?’ (Sony Music Italy), dieci tracce con un semplice obiettivo: riportare in voga il sound immortale degli anni ’70-’80, fondendolo con influenze più moderne e trattando nei testi tematiche attuali, usando un linguaggio giovane e mai banale. “La nostra regola aurea -spiegano i componenti della band intervistati da IlMohicano– è prendere quelle sonorità che per noi sono immortali riportandole in chiave più moderna. Per quanto riguarda lo stile -spiegano- a noi piace osare ma in maniera diversa rispetto agli anni ’70 e ’80. Questa riscoperta dello stile e della moda vintage ci piace tantissimo”.
L’album è stato realizzato gran parte prima dell’inizio della quarantena di marzo, escluse le ultime due tracce composte in pieno lockdown: “le prime tracce ce le siamo portate dietro per quasi due anni e quindi rappresentano un po’ uno spaccato del cambiamento che c’è stato con l’arrivo del coronavirus. Le prime tracce sono molto più spensierate mentre le ultime sono più riflessive”. Un album che rappresenta un po’ un tentativo di fuga: “la musica, come tutte le arti, in fondo è un po’ un modo modo per fuggire -spiegano- fuggire anche da noi stessi”.
Ed è forse per fuggire dalla quotidianità che i quattro ragazzi, un paio d’anni fa, hanno deciso di intraprendere il percorso della ‘strada’ intesa come palcoscenico: “anche in tempo normali -spiegano- suonare a Milano era ed è molto difficile. I locali sono pochi e non tutti disposti a sperimentare nuove formazioni come la nostra. Per questo, abbiamo deciso di prendere gli strumenti ed andare ad esibirci in strada. E’ una bellissima esperienza -spiegano- perché siamo totalmente immersi nella realtà cittadina, ci fa sentire ancor più parte di una grande Milano, con la gente che si ferma ad ascoltarci e qualcuno offre persino qualcosa”.
Tra fiati, percussioni e chitarre frenetiche, l’album si apre con tracce energiche e dallo stile un po’ retrò come ‘Dimmichenesai’ e ‘Freaks’, usciti come singoli tra ottobre e novembre. Seguono tracce dalle sonorità più moderne come ‘La notte se ne va’ e ‘Come stai’, dove spiccano evidenti le influenze elettroniche. C’è anche spazio per ballad più soffuse come ‘Ballerina del sabato sera’ e ‘Vivida’, nel semplice incontro tra la voce di Idra (cantante della band) e un pianoforte. ‘Portogallo’ e ‘Serena’ hanno il volto dei primi singoli pubblicati dalla band, mostrandone la natura originaria più legata al mondo indie-rock. Nel mezzo troviamo ‘Nananananaranara’, brano che privilegia sonorità pop. Il disco si chiude con la strumentale ‘Tesi’.
Il particolare titolo dell’album gioca come una provocazione dal significato tutt’altro che scontato: un invito a godersi ogni giorno con spontaneità e istintività, abbandonandosi agli imprevisti che la vita mette sul percorso di ciascuno. Perché in fondo, se le cose non vanno come avevamo immaginato, che differenza fa?
Tracklist:
1.Dimmichenesai
2.Freaks
3.Come stai
4.La notte se ne va
5.Ballerina del sabato sera
6.NANANANANARANARA
7. Serena
8. Portogallo
9.Vivida
10.Tesi
Photo credit: Luca D’Amelio