LIBRI/Cesare Cremonini, la sua vita e le sue canzoni in ‘Let them talk – Ogni canzone è una storia’
Esce il 1 dicembre ‘Let them talk – Ogni canzone è una storia’ (Mondadori, 228 pagine 18 euro), libro di Cesare Cremonini in cui la musica diviene, attraverso le sue parole, racconto delle sue canzoni e della sua vita, del passato ma anche del presente e del futuro, di una generazione e del suo modo di pensare ma anche di tutti noi. Il progetto grafico della copertina è firmato da Aldo Drudi. Il libro è preordinabile su tutti gli store online a partire da sabato 7 novembre.
“Faccio canzoni solo quando trovo un punto di incontro. Con vite devastate, vissute fino in fondo. Con gli uomini e le donne che hanno già amato, sofferto e dato. Anche se le mie canzoni restano sospese in un sentimento leggero, che tende alla gioia -racconta Cesare Cremonini- è proprio in quelle vite che trovo l’interlocutore ideale, nel punto di contatto in cui siamo fragili. È lì che finiamo per somigliarci tutti. Così questo libro -sottolinea- non cercherà di raccontare le mie diversità, ciò che mi rende unico per i dolori vissuti o per le fortune e i successi. Al contrario. Questo libro è nato, come tutte le mie canzoni, per far incontrare, e stringersi in un abbraccio, la mia storia con le storie di chi vi entra o ci passa accanto per caso. Le canzoni sono piene di metafore convincenti, ma quella che preferisco è già qui, la state leggendo. Anche Tu, come Me”.
In queste pagine Cremonini finalmente si svela disseminando la scrittura di indizi, di tessere che a poco a poco compongono il mosaico della sua personalità. Il fascino di Cremonini sta infatti proprio nelle sue contraddizioni, era un bambino introverso fino alle lacrime ma allo stesso tempo accentratore, esibizionista, già votato allo spettacolo: “sono stato un figlio che sfuggiva alle regole borghesi della famiglia -si legge nel libro- pur assimilandone i comandamenti, per nulla impaurito dall’idea della fuga verso il mondo esterno, anzi attratto dagli sguardi degli altri. Un figlio che scriveva in continuazione, recitava, ballava, inventava, durante le vacanze in famiglia, durante le lezioni a scuola, durante i pomeriggi di studio, prima di dormire e anche nei sogni. (…) Ogni sera nella camera dei miei andava in scena un musical diverso. (…) Tutti i giorni con un’idea diversa di me”.
Quella di Cremonini era una famiglia indifferente alla musica, mentre lui si scopriva un piccolo pianista che cresceva ossessionato dalle note, fino alla ribellione, al travestimento, alla fuga e al successo improvviso, travolgente. Oggi, a quarant’anni, Cesare Cremonini è un uomo che, mentre ti parla, sorride, ma nasconde più di un lato oscuro. E in questo libro li rivela, non per soddisfare la morbosità di chi legge ma perché è da queste ambivalenze, dal buio dove vivono i suoi demoni, contrapposto alla solarità del suo continuo omaggio alla vita, che sono nate le sue canzoni. “Ero felice, è vero. Ma a volte non si ha altra scelta”.
Le canzoni, filo conduttore, ma solo apparente, di ‘Let them talk’, stavolta parlano loro: ognuna è la chiave di un mondo, uno scrigno che Cremonini ci apre per farci attraversare le porte di quel mondo, il suo. Fatto di un’attrazione totale verso il lato poetico della vita, di curiosità verso l’ignoto, di grandi perdite e di sogni ritrovati, di libri letti e immaginati, di film visti e interiorizzati, per spiegarci che l’arte è una sola e ci ricorda chi siamo: “(…) Io non sono soltanto un cantante. Questa parola di cui si abusa mi rappresenta solo in parte. Sono un uomo, e se oltre a un uomo sono davvero un artista, questo fa un artista: getta su un foglio quel che percepisce come imminente, senza sapere quando e per chi accadrà”.
Lo sfondo di questo racconto sono i famosi colli bolognesi e le strade segrete di un’ Emilia Romagna divertente, sexy, generosa di forme e tollerante nell’animo, fertile vivaio di grandi talenti e campioni. Proprio a questa terra appartiene il genio artistico di Aldo Drudi, poliedrico designer che ha creato la copertina di ‘Let them talk’.
Chiude il libro una postfazione firmata dallo scrittore e critico musicale Michele Monina, che ha curato il volume e che, come scrive Cremonini, “ha saputo convincermi a scrivere e a raccontarmi” e, nelle pagine finali, inquadra le canzoni e la carriera del cantautore bolognese degli ultimi vent’anni.