Coronavirus, il tenore Matteo Macchioni chiede a Conte e a Franceschini maggiori tutele per lavoratori spettacolo
l tenore Matteo Macchioni scrive una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al Ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini, unendosi ai messaggi lanciati nelle ultime settimane da tanti suoi colleghi artisti e dagli operatori del mondo del teatro e dello spettacolo in Italia per avere risposte dal governo al fine di tutelare il settore della cultura e della musica.
Dopo una breve presentazione, “pur lodando le iniziative messe in campo in queste settimane per ampliare l’offerta dello streaming e considerando tale risorsa digitale un valore aggiunto e perfettibile per il futuro” Macchioni “ritiene quanto mai necessaria una riflessione sulla necessità di una ripresa della produzione culturale dal vivo. I lavoratori dello spettacolo, in particolar modo i liberi professionisti con partita iva, ma in generale tutti coloro che ricoprono una mansione attinente al mondo della produzione culturale -osserva il tenore- soffrono in questi mesi. Urgono risposte mirate ed idee”.
“In generale si rileva quantomeno possibile far rispettare le distanze di sicurezza, limitando la capienza di persone nelle sale di teatri ed auditorium. Questa -osserva il tenore- è una misura concreta, fattibile e già sperimentata in Europa. Faccio l’esempio, vissuto personalmente in Danimarca, dove tale concetto è stato contemplato in una prima fase dell’emergenza al Royal Danish Theatre. In alcune rappresentazioni il pubblico presente in Teatro era sotto ad un determinato numero, ritenuto sufficiente a garantire standard di protezione adeguati”. In aggiunta, sostiene Macchioni “si potrebbero rendere obbligatorie mascherine e guanti per ciascun membro del pubblico, magari fornendo direttamente un kit personale sterile monouso all’ingresso”.
Per quanto riguarda i lavoratoti Macchioni suggerisce di far effettuare dei test sierologici e screenig “per tutti coloro che lavorano in Teatro. Una sorta di health care anti-Covid per il personale stabile e per gli artisti freelance che, di volta in volta, vengono ospitati. Già queste idee -osserva Macchioni- consentirebbero, una volta messe a punto, di poter riprendere a produrre nell’ottica temporale del prossimo autunno. Lasciare al proprio destino i lavoratori dello spettacolo sarebbe un peccato mortale e inciderebbe negativamente sulle future generazioni”.
Altro argomento che il tenore sottopone “all’attenzione dei nostri vertici istituzionali è la condizione arretrata vetusta e priva di welfare relativamente alle tipologie di contratti di scrittura artistica. Nel ‘nuovo’ corso post-Covid, tali contratti potrebbero prevedere un compenso non più solo focalizzato sulla remunerazione della performance, ma suddiviso in un’equa remunerazione del periodo di prove, naturalmente un compenso per le prestazioni artistiche ed un giusto rimborso spese per il viaggio e per l’alloggio. L’applicazione di un minimo di stato sociale anche per i liberi professionisti dello spettacolo è importante, come lo è prevedere delle forme di tutela che, in casi di forza maggiore come ora, contemplino strumenti di sostegno al reddito certi e non affidati a decreti estemporanei”.
“Sarebbe opportuno, inoltre -per Macchioni- rivedere il sistema di previdenza sociale. L’ex Enpals è stato smantellato per essere accorpato all’Inps. Probabilmente tale operazione è stata un errore e si dovrebbe riflettere molto anche su questo. In conclusione e senza tanti giri di parole, è tempo di agire concretamente. Se lo sport può ripartire a porte chiuse, anche il mondo del teatro, con le dovute cautele, può e deve ripartire. Gli artisti dello spettacolo non vogliono certo morire di Covid. Non ci si accusi di essere imprudenti! No, non siamo imprudenti, ma abbiamo paura di essere lasciati soli, nonostante i proclami e abbiamo paura di subire la beffa della decimazione per mancanza di lavoro e prospettiva. L’Italia non perderà i teatri -conclude Matteo Macchioni- ma rischia di perdere coloro che li rendono vivi, gli artisti”.
Photo credit: Stefano Muzzarelli